I baci non sono ancora quelli della canzone di Celentano, ventiquattromila. I baci della soap opera italiana per antonomasia sono 3.849, per il momento. Quattrocentoquarantuno gli schiaffi, ovvi, inevitabili, richiesti nelle scene più drammatiche. Ventinove i matrimoni girati sul set, oppure mancati. Ma le puntate, quelle sì, sono da record, anche se non ancora assoluto nel mondo: quasi 4mila in diciotto anni. “Un posto al sole” diventa maggiorenne e, per la festa di compleanno, si fa un regalo. O meglio, il regalo glielo fanno. Diventa film la soap opera italiana con una media di due milioni e mezzo di telespettatori giornalieri. Un boom che dura. La fiction è diventata una colonna di Rai3. Un catalizzatore di share. Il segreto del successo e della sua straordinaria imparagonabile longevità? Uno, nessuno, mille. Proviamo a individuarne qualcuno: temi sociali, passione, il costante miscuglio dei generi, commedia, melò, thriller, dramma, e la costante quasi ossessiva ricerca di antidoti alla noia. Proprio questo, in definitiva, è l’obiettivo primario degli autori, al centro di un progetto che riesce a schivare anche l’insidia fatale dei momenti di stanchezza.
La fiction prodotta nel centro Rai di Napoli non accusa momenti di rilassamento. Prodotta dalla Tai con FremamtleMedia Italia, “Un posto al sole” è stata per anni la trasmissione preferita da Margherita Hack, notoriamente mai amante della Tv. La famosa scienziata deceduta da alcuni mesi non voleva perdersi una sola puntata della fiction. Cascasse il mondo, quale che fosse l’appuntamento presente nel suo carnet, Margherita Hack rinunciava a tutto. Alle 20,35 di ogni sera, nella sua casa di Trieste, accendeva il televisore e lo sintonizzava su Rai3. “Un posto al sole”, e si rilassava felice.
Il progetto è diventato maggiorenne, come detto. E per festeggiare l’anniversario la Rai ha pensato ad un film natalizio. Protagonisti gli attori della soap opera napoletana, andrà in onda in 21 dicembre in prima serata, ovviamente su Rai3. “Il segno preciso che l’azienda crede in noi”, si compiace e si rallegra il capo sceneggiatore Paolo Terraciano. Già scelta la trama del film, che inizia e finisce, niente puntate da mettere insieme. Un regalo, un premio per i ventisei attori impegnati nella soap, ma anche con un preciso obiettivo. La cattura di un pubblico nuovo nell’ambito. Il film prevede un intreccio di tre storie e il coinvolgimento di ospiti speciali. Uno già individuato, Enzo De Caro.
Tre episodi, sciolti tra loro. Il primo sarà dedicato a una classica vacanza sulla neve. Il secondo nel Centro Storico di Napoli, per raccontare il Natale nel ventre della città piena di contraddizioni, non solo bella da morire. Scene di Napoli masochista che gode solo quando riesce a procurarsi del male da sola. Episodi che in buona sostanza puntano a confermare gli equilibri presenti negli ingredienti della soap opera. Amore, tradimenti, gelosie, vendette, e l’adesione evidente con la realtà e con le tematiche sociali. Le caratteristiche peculiari di “Un posto al sole”. Il film anche per evidenziare la crescita degli autori. “Abbiamo acquisito stimoli diversi negli anni. Siamo cresciuti anche noi che lavoriamo alla scrittura dei copione. Così come sono cresciuti gli attori con i loro personaggi”.
Il film aderirà perfettamente alla soap opera, dove si è parlato e si parla di tutto. Anche di camorra, rifiuti tossici e traffico d’organi: argomenti scabrosi, pesanti, delicati, difficili. Il real drama, tout court. Episodi 3,849, baci 441, anni 18, e un’attrice presente nel cast dalla prima puntata sul set di “Un posto al sole”. Marina Tagliaferri interpreta un’assistente sociale. “All’inizio dovevo recitare per nove mesi, sono ancora qui e sono passati diciotto anni”.
Legati ai rispettivi ruoli da rapporti lunghi e consolidati, attori e attrici ormai ritengono i personaggi che interpretano una parte di loro. Come una seconda pelle. E come tali riconoscibili all’esterno della fiction, che è riuscita a penetrare anche nelle carceri e negli ospedali. Un impegno forte, continuativo nel tempo, che impone rinunce. Difficile pensare a ruoli in teatro, per chi è impegnato in “Un posto al sole”. Ha fatto eccezione, prendendosi una pausa, Michelangelo Tommaso, arrivato ragazzo alla soap opera di Rai3. Oggi è nella fiction un uomo che deve incarnare le virtù del buono. “Negli anni mi sono trovato a vivere in scena momenti poi capitati nella vita vera: innanzitutto fregature sentimentali simili a quelle del mio personaggio”. Ad un certo punto ha pensato di dedicarsi al teatro e soprattutto al ruolo di bad boy, il cattivo ragazzo, stufo di fare il buono. Tommaso ha recitato anche per Ozpetek. Poi è tornato, felice di aver ritrovato quello che aveva lasciato.
Quelli di “Un posto al sole” si premurano di far notare che si tratta di un meccanismo industriale, a cui applicano la loro creatività. Risultato? Anche i numeri sono da industria: quelli sopra evidenziati, le puntate, i baci, gli schiaffi, i matrimoni, e questi, in diciotto anni: 62.996 comparse impiegate, venti funerali, diciotto personaggi arrestati e 52mila 940 caffè bevuti, per far capire che non c’è cosa che li renda nervosi. E che nel cuore hanno un sogno, autori, sceneggiatori, attori: raggiungere il format australiano “Neighbours”, durato ventotto anni. Avanti ragazzi, cosa volete che siano dieci anni ancora di “Un posto al sole”? Sono tanti, ma se l’andazzo è questo tutto è possibile.
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