Ci risiamo. Patronati italiani all’estero fabbriche di voti e centri di propaganda elettorale per questo o quel partito. La storia è vecchia, accade almeno dal 2006, da quando gli italiani nel mondo votano per corrispondenza ed eleggono propri rappresentanti in Parlamento.
ItaliaChiamaItalia ha fatto su questo diverse inchieste, rilanciate anche da importanti quotidiani nazionali, dimostrando con documenti video e audio che i patronati oltre confine effettivamente svolgono un importante ruolo in campagna, a sostegno di partiti e candidati di sinistra o di destra, a seconda della corrente politica cui appartengono. Ma siccome il 90% dei patronati italiani nel mondo è di sinistra, ecco che a trarre vantaggio dal loro lavoro di propaganda sono sempre i soliti noti.
L’ultima denuncia arriva dal Canada. Vittorio Coco, Coordinatore di Forza Italia in Ontario, in una nota denuncia: “Anche in questa tornata del voto all’estero i Patronati Inca nel mondo hanno attivato meccanismi perversi che stanno sabotando il libero esercizio democratico della scelta dei parlamentari”.
Coco si riferisce in particolare “al patronato gestito a Montreal dalla direttrice Vera Rosati, che ha deciso di cimentarsi in una vera campagna elettorale ed è da settimane in prima linea per sostenere la lista Liberi e Uguali”.
Su internet, aggiunge l’azzurro, “sono disponibili video in cui dalla sede del patronato lancia appelli e slogan elettorali, sfoggiando sul petto la spilla con il simbolo di partito”.
Non è finita qui. “La direttrice organizza riunioni con i candidati di Liberi e Uguali nella sede del patronato, utilizza la struttura, che dipende dal ministero del Lavoro ed è finanziato con soldi pubblici, per fini strettamente di campagna elettorale”. “Sono irregolarità – osserva Coco – che vanno contro le direttive dell’Inca e contro la legge”, visto che “i Patronati dovrebbero essere del tutto imparziali e non svolgere nel loro interno iniziative di natura politica”.
Quelli messi in campo, segnala il forzista, “sono stratagemmi ormai visti e rivisti negli anni, ma questa volta si stanno spingendo oltre e questo è del tutto inaccettabile. Se i patronati diventano durante le elezioni centri di raccolta delle buste elettorali o uffici per propaganda partitica è chiaro che siamo in presenza del reato di peculato, perché si usano fondi pubblici. Si provoca in questo modo – conclude – un turbamento dell’andamento democratico della competizione elettorale”. Tant’è.