“A poche ore dall’ennesimo servizio delle iene che ancora una volta si sofferma sulla fantomatica questione dei plichi all’estero, qualche ulteriore riflessione appare doverosa. Non mi sconvolge il fatto di essere inquadrato in maniera forzata e raffazzonata come “capro espiatorio” di un sistema molto più complesso e nemmeno di essere accostato a profili parlamentari discutibili (vedasi Razzi e Caruso) mi sconvolge piuttosto la superficialità con cui è stato trattato il tutto affidando a personaggi dalla dubbia credibilità, raccattati chissà dove, l’autorevolezza per denigrarmi”. Così in una nota il Sen. Aldo Di Biagio, Ce, eletto nella ripartizione estera Europa.
“Come ho più volte ribadito ho contattato personalmente Filippo Roma per fornirgli spiegazioni, mostrandomi disponibile ed aperto al confronto, accogliendolo nel mio ufficio e chiarendo le dinamiche del voto all’estero e la natura del contatto avuto con il losco figuro incappucciato.
Cosa ne è derivato? Un servizio superficiale in cui vengono tirati in ballo, a mo’ di testimoni, due personaggi dalla dubbia credibilità ( a tal riguardo ogni commento è sprecato, basta guardare il servizio) che mai fanno il mio nome e che, per dare un po’ di sostanza a tutto il teatrino, è il servizio stesso a collegare al sottoscritto”.
Di Biagio assicura: “Non vi sono accuse, non vi sono prove, non vi sono dettagli, non vi sono reati: soltanto un teatrino di dichiarazioni di persone che non conosco e che non mi hanno mai incontrato”. Eppure nel video delle Iene spuntano fotografie del Senatore con questi personaggi ai quali stringe la mano e con i quali cena insieme alla stessa tavola.
“A questo punto appare davvero chiaro che a monte ci sia una strategia messa su per delegittimarmi e che abbiano provato con molteplici argomenti, accuse e foto vintage, ad attuare, non riuscendoci purtroppo (per loro). Con una traccia precisa e chiara, che emergerà a tempo debito”.
“Fin dall’inizio ho cercato di smontare pezzo per pezzo questo assurdo progetto, evidenziando che le foto mostratemi – che hanno tentato di utilizzare come una specie di prova di una sorta di plichi-party – in realtà risalivano a 40 giorni dopo le elezioni e paradossalmente c’è anche una targa nelle foto con annessa data che lo dimostra.
Per cui la mia colpa sarebbe quella di aver fatto una foto con un personaggio che dieci anni dopo si sarebbe rivelato un truffatore? E nello specifico aver fatto una foto con questo personaggio ad un evento pubblico post elettorale sarebbe una prova di un reato? Ma di cosa stiamo parlando?
Lo stesso dicasi per i due perfetti sconosciuti che sono la new entry dell’ultimo servizio, che in assenza di argomenti portanti avranno preso dalle strade di Colonia, magari amici del truffatore, per fare un po’ di scena. Parlando di una manciata plichi e di contatti, senza mai nominarmi e senza dire di conoscermi, pensavano di costruire un’ennesima vacillante prova. E’ evidente che – stando a quanto visto ieri – non sono riusciti in questo intento e quelle che dovevano essere prove si sono ridotte ad un’enorme barzelletta”.
“Tutto questo rivela una cosa ancora più grave che si pone al di là della faccenda plichi e voto estero: è mai possibile che l’immagine di una persona possa essere infangata a tavolino elevando a giustizieri dei personaggi la cui credibilità non è stata provata né legittimata? Fino a dove si può spingere un programma televisivo per fare audience o per prestare il fianco a qualche mittente politico, non sussistendo un limite legislativo o più semplicemente morale a questo tribunale mediatico dove gli unici ad avere totale diritto di parole e replica sono coloro che l’infamia l’hanno prodotto ed alimentata?”.
“Come al solito – conclude Di Biagio – questo servizio-farsa si rivelerà l’ennesima notizia fake da disperdere nel panorama dell’informazione italiana, ma sono certo, che verrà minuziosamente utilizzata da qualche sciacallo dell’informazione all’estero, che forse a quei mittenti politici è legato a doppio filo, in una patetica rincorsa allo svilimento di una persona scomoda attraverso la diffamazione, in assenza – ancora una volta – di contenuti, capacità, volontà di fare le cose per bene”.
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