Marco Fedi, deputato Pd eletto nella circoscrizione estero e residente in Australia, a colloquio con Italiachiamaitalia.it parla di voto all’estero, con particolare riferimento alla proposta di legge elettorale presentata dal Sen. Lucio Malan e accolta dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato come testo base.
“Innanzitutto rispetto a questo testo base noi abbiamo già espresso delle valutazioni negative, perché nella riforma elettorale generale c’è la questione delle preferenze che non è quella che il Pd aveva auspicato. E noi saremo chiamati a esprimerci su tutta la riforma”, spiega Fedi. “Sui punti che riguardano gli italiani nel mondo, in particolare, abbiamo colto gli aspetti positivi, cioè il fatto che siano state racchiuse le proposte più importanti, e che noi stessi portiamo avanti da tempo, ma oggettivamente crediamo che il governo ci debba dire se ci sono i tempi per portare a termine l’aspetto che riguarda l’inversione dell’opzione, quindi il registro elettorale, e se esistono le coperture economiche. Si parla – sottolinea l’eletto all’estero del Pd – di circa sei, otto milioni di euro per l’invio a tutti i connazionali di una comunicazione che spieghi i cambiamenti legati al voto. Se il governo ci dirà che è in grado di affrontare questa spesa, e che ci sono i tempi per farlo, e la legge verrà approvata in tempi brevi, allora saremo felicissimi che questo avvenga. Se il governo ci dirà invece che non ci sono fondi e che non c’è neanche il tempo per portare a termine la procedura, allora valuteremo. Anche noi alla Camera valuteremo con attenzione gli emendamenti”.
Ma qual è l’orientamento del Pd, a Montecitorio, su questa questione? “Quello di votare a favore delle norme che riguardano il voto all’estero, presentate nel testo base da Malan”. Fedi spiega inoltre che lui sarebbe anche più favorevole “alla preferenza unica, anziché al sistema di preferenze attuale”. E a proposito della fotocopia del documento personale che l’elettore dovrebbe inserire nella busta, “potremmo pensare a una formula per cui l’elettore debba scrivere i suoi dati personali e poi mettere la propria firma, senza necessità della fotocopia”. A questo punto, però, ci chiediamo noi, chi verificherebbe l’autenticità delle firme? Dove si farebbero queste verifiche, nel caos di Castelnuovo di Porto, durante lo scrutinio? Ci sembra improbabile. E a dire il vero, anche una fotocopia si potrebbe falsificare molto facilmente…
Comunque, Fedi ci tiene a ribadire che, nel caso le misure proposte da Malan fossero da subito attuabili, nel caso si possano davvero realizzare, dovrebbero valere sin dalle Politiche del 2013. Senza rimandare oltre. Ma con la certezza che ci siano i tempi per fare le cose per bene. Altrimenti quale sarebbe il rischio? Ce lo spiega Eugenio Marino, responsabile del Pd nel Mondo, che in questi giorni sta lavorando molto all’organizzazione dell’incontro che Pier Luigi Bersani terrà a Ginevra, Svizzera, con la comunità italiana locale: “Se non ci sono i tempi per portare avanti la proposta del registro elettorale – sulla quale noi abbiamo investito tutto – purtroppo bisognerà rimandare. Perché altrimenti – dichiara a ItaliaChiamaItalia – il rischio sarebbe quello di avere pochissimo tempo per formare il registro degli elettori. E senza elenco, qualcuno potrebbe dire ‘allora rimandiamo il voto degli italiani all’estero’. E una volta sospeso, poi sarebbe difficilissimo riproporlo…”.
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