Massimo Ungaro, deputato Pd eletto nella ripartizione estera Europa, intervenendo alla plenaria del Consiglio generale degli italiani all’estero, alla Farnesina, sulla riforma del voto all’estero ha detto: “Siamo tutti d’accordo sui fini, ma non sulle soluzioni possibili. L’inversione dell’opzione è un rischio”.
“L’inversione dell’opzione lascia fuori la stragrande maggioranza delle persone”, aggiunge Ungaro, sottolineando che in questo modo “si stanno gettando le basi affinché il voto all’estero possa essere cancellato. L’inversione dell’opzione è un problema”.
Il Cgie sta discutendo sulla riforma del voto all’estero: da qui dovranno uscire proposte e indicazioni da presentare in Parlamento. Sull’inversione dell’opzione, in particolare, la III Commissione “Diritti civili, politici e partecipazioni” del Cgie ha proposto l’istituzione di un apposito elenco dei cittadini italiani residenti all’estero (tenuto presso l’Ufficio elettorale istituito in ciascun consolato) costituitosi a partire da un’opzione fatta dagli stessi cittadini che manifestano la volontà di esercitare il diritto di voto.
In parole molto più semplici: il cittadino nel mondo che vuole votare nel proprio Paese di residenza deve registrarsi. Vota solo chi dimostra di volerlo fare.