Durante la campagna elettorale, in occasione delle Politiche 2022, mi sono giunte da ogni parte del Nord e Centro America, Caraibi compresi, moltissime lamentele da parte di connazionali che non avevano ancora ricevuto il plico elettorale contenente gli strumenti con cui poter esprimere il proprio voto. Di fatto, molti di loro non sono stati messi in condizione di votare.
Questo è solo uno degli aspetti che ci convincono ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che è più che mai urgente e necessaria una riforma del meccanismo di voto con cui votano i nostri connazionali. In alcune circoscrizioni consolari degli Stati Uniti sono arrivate non più del 50% delle schede; questo vuol dire che 5 elettori su 10 non hanno ricevuto il plico. Si tratta di centinaia e centinaia di persone a cui è stato tolto il diritto al voto.
In altri casi, le schede sono arrivate ma, chissà perché e di chi è la responsabilità, erano totalmente bianche: senza simboli, senza i loghi dei partiti, senza intestazione. Nulla. Fogli bianchi. Per non parlare delle centinaia di buste bianche, dentro cui inserire le schede votate, praticamente senza colla. Con i connazionali costretti a chiuderle con nastro adesivo o altri sistemi: tutti voti che sono stato annullati durante lo scrutinio.
Non è andata meglio in Canada: ho ricevuto segnalazioni che mi riferivano di interi quartieri di Toronto e Montreal dove le schede non erano arrivate. Idem, per esempio, in Repubblica Dominicana: decine e decine di connazionali residenti a Bavaro, ma non solo, hanno ricevuto il plico elettorale solo all’ultimo momento. Sempre dal Canada sono arrivate centinaia di schede con il solo voto di lista, sempre allo stesso partito; tante preferenze, inoltre, sembravano proprio scritte dalla stessa mano.
Più o meno le stesse cose sono accadute anche in altre parti del mondo, dalle notizie che ho. È evidente che non è più possibile continuare così.
Vogliamo poi parlare del ruolo che i patronati hanno in ogni campagna elettorale all’estero? Pensate che moltissimi connazionali hanno il proprio domicilio presso sedi di patronato; dunque, i plichi elettorali arrivano tutti lì. Non voglio neppure immaginarmi ciò che potrebbe succedere se qualche funzionario o impiegato di patronato decidesse di mettere le mani su quelle buste… Come si dice? A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca. Del resto, che i patronati siano fabbriche di voto ormai è risaputo da tutti, non solo dagli addetti ai lavori.
Conclusione? Dal primo giorno della nuova legislatura, così come ha assicurato il nostro presidente Sen. Ricardo Merlo durante una recente conferenza stampa alla Camera dei Deputati, come MAIE torneremo alla carica sulla questione del voto all’estero: non smetteremo di lottare fino a quando verrà trovata una soluzione seria e fattibile. Ne va dell’immagine dell’Italia, ne va dei diritti dei nostri italiani nel mondo e della credibilità di tutti noi che ci onoriamo di rappresentare i nostri connazionali.
Vincenzo Odoguardi
Coordinatore MAIE Nord America, candidato al Senato con il MAIE alle ultime Politiche nella ripartizione estera Nord e Centro America