Ancora una volta, come dopo ogni elezione, siamo alle prese con notizie di pesanti brogli e forti irregolarità nel voto all’estero. Nel corso degli anni ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori, anche in occasione delle recenti Politiche: iscritti AIRE che non hanno mai ricevuto i plichi elettorali, plichi consegnati ai morti, schede elettorali vendute al miglior offerente, altre platealmente false, falsi tagliandi, valanghe di preferenze scritte dalla stessa mano… Insomma, a quanto pare è vero che non c’è mai limite al peggio.
E’ più che mai necessaria una seria riforma del meccanismo con cui votano i nostri fratelli italiani residenti oltre confine. Connazionali che devono poter continuare a partecipare alla vita politica e democratica del nostro Paese, sia chiaro: ma devono anche essere messi nelle condizioni di poterlo fare con una modalità di voto che funzioni davvero.
Ci chiediamo: è possibile mantenere il voto per corrispondenza, migliorandolo? Secondo noi sì, se saranno apportati importanti e pesanti correttivi. Ancora: perché non istituire seggi presso le sedi diplomatico-consolari, per consentire ai connazionali di recarsi in luoghi fisici a votare? E poi il voto online: perché non sfruttare le nuove tecnologie?
ItaliaChiamaItalia.it, per chi ci segue da tempo non è una notizia, da sempre propone un sistema misto: voto per corrispondenza (per le persone anziane che non hanno grande dimestichezza con l’online o per tutte quelle che vivono lontano da Ambasciate e Consolati), voto nei seggi istituiti presso le sedi consolari, voto elettronico. Sia poi il connazionale a scegliere.
Naturalmente il voto per posta dovrà essere migliorato, messo in sicurezza. Per esempio, secondo noi l’inversione dell’opzione – vota solo chi dichiara la volontà di votare – è necessaria. C’è chi parla di codice a barre sui plichi… Bene anche quello, però poi i seggi dovranno essere attrezzati, dotati di lettori laser: se no a che servirebbe?
Nella conferenza stampa tenutasi martedì 27 settembre alla Camera dei Deputati, dedicata proprio al voto all’estero, le forze politiche, in maniera trasversale, si sono prese l’impegno di muoversi nella direzione di una riforma nei primissimi mesi della nuova legislatura. Staremo a vedere. Fabio Porta, Pd, senatore uscente eletto deputato, l’ha detto senza mezzi termini: il meccanismo con cui votano gli italiani all’estero va riformato; altrimenti, meglio abolirlo. Insomma, o riforma o morte.
Una cosa è certa: gli italiani nel mondo sono stanchi di promesse. Vogliono soluzioni. Mai più un voto all’estero così.