“Paragone parla di diritti costituzionali e sistemi di voto con superficialità, confondendo leggi costituzionali con leggi ordinarie”. Lo dichiara Eugenio Marino, responsabile nazionale Pd italiani nel mondo, commentando l’articolo di oggi di Libero con il quale Gian Luigi Paragone auspica che con la riforma della legge elettorale in corso si aboliscano il diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e i diciotto parlamentari che essi eleggono.
“Paragone – continua Marino – chiede di approfittare della riforma della legge elettorale in vigore in Italia e in discussione in questi giorni, per abrogare la legge sul voto all’estero, che in realtà è un’altra (la 459 del 27 dicembre 2001), per eliminare ‘una pattuglia di gente che in aula non ha lasciato grandi segni’. Senza entrare nel merito del lavoro e del valore dei singoli parlamentari – prosegue l’esponente del Pd – è bene ricordare a Paragone che innanzitutto il diritto di voto è legato alla titolarità della cittadinanza, indipendentemente dalla residenza, quindi anche abolendo la 459 del 2001 rimarrebbe il diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero, che si eserciterebbe recandosi in Patria. Così come rimarrebbero i diciotto parlamentari della Circoscrizione estero, la cui cancellazione deve passare obbligatoriamente da una modifica costituzionale in doppia, identica lettura alla Camera e al Senato”.
“Ecco perché – aggiunge ancora Marino – abolendo il voto all’estero con una legge ordinaria come quella elettorale, al contrario di quanto sostiene Paragone, si creerebbe un vulnus democratico perché rimarrebbero i diciotto parlamentari della Circoscrizione estero senza gli elettori che dovrebbero votarli e si metterebbe in discussione il principio secondo il quale il diritto di voto si concede non più per cittadinanza, ma per residenza: cosa non prevista dalla nostra Costituzione”.
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