Piero Fassino, parlamentare del Pd candidato alle prossime elezioni, sottosegretario agli Esteri durante l’approvazione della legge che regola il voto degli italiani nel mondo, la cosiddetta legge Tremaglia, che consentiva appunto agli italiani all’estero di poter votare mediante il voto per corrispondenza, intervistato dall’Adnkronos ha detto: “Non c’è uno schieramento politico che sia in partenza favorito dagli italiani all’estero, proprio perché su una moltitudine vasta di cittadini italiani che votano gli orientamenti politici si distribuiscono come nella società italiana”.
“I padri di quella legge in effetti furono due, Mirko Tremaglia e Piero Fassino, che lavorarono insieme, io sul fronte del governo e Tremaglia sul fronte parlamentare”, spiega. “Lavorammo insieme – ricorda Fassino – con una grande intesa fino a stabilire un rapporto personale molto forte e profondo al di là delle collocazioni politiche. Fu una legge che costruimmo noi due. E io l’ho sempre difesa, anche contro chi periodicamente cerca di metterla in discussione sulla base di un presupposto sbagliato e infondato: che i cittadini italiani che vivono all’estero non abbiamo più un rapporto con il Paese e non siano parte della comunità nazionale. Non è così. Forse lo era per quelli che cento anni fa emigravano per non tornare più, oggi si tratta di una emigrazione che mantiene un rapporto con il suo Paese, quindi è del tutto giusto che abbiano la possibilità, quando ci sono le elezioni, di poter far sentire la loro voce ed essere rappresentati in Parlamento”.
I cittadini che hanno discendenze italiane sono circa sessanta milioni, c’è un’altra Italia che vive nel mondo, oltre 5milioni i cittadini italiani che hanno la cittadinanza italiana e quindi il diritto di voto.
“Italiani che vivono nel mondo sono partecipi alla vita del Paese ed è giusto che possano avere rappresentanza nel Parlamento ed essere quindi partecipi e protagonisti della vita del Paese. La ragione per cui facemmo quella legge era proprio rendere protagonisti della vita dell’Italia quegli italiani che per ragioni di studio, di lavoro, di vita risiedono all’estero ma continuano ad avere un rapporto molto forte con il loro Paese”.
“Peraltro – chiarisce Fassino – il Parlamento aveva, prima dell’interruzione prematura, anche in via di approvazione, una legge che integra ulteriormente la rappresentanza: la costituzione di una commissione bicamerale parlamentare per gli italiani nel mondo costituita sia da parlamentari eletti all’estero sia da parlamentari italiani, per aver un luogo autorevole e rappresentativo in cui affrontare sul piano parlamentare e legislativo tutti i temi che riguardano la vita degli italiani nel mondo. Il Cgie come rappresentante dei Comites, gli eletti all’estero come rappresentanti degli elettori italiani che vivono all’estero e in futuro la commissione bilaterale come strumento parlamentare dedicato agli italiani all’estero, far lavorare questi tre diversi livelli istituzionali in una complementarità che consenta un obiettivo: quello che la politica italiana abbia un’attenzione costante, adeguata e continua alle esigenze, alle domande, alle aspettative, degli italiani che vivono all’estero”.