Nei primi cento giorni della legislatura inizieremo a lavorare a una riforma del voto estero. Così avevano dichiarato i partiti, in conferenza congiunta alla Camera, subito dopo le elezioni politiche di settembre 2022. Avete più sentito parlare qualcuno del tema, voi? Niente di niente.
Eppure i nodi legati al voto degli italiani nel mondo sono ancora tutti lì. Pensiamo alla denuncia di Andrea Di Giuseppe, per esempio. Dopo l’esposto del candidato di Fratelli d’Italia – poi eletto, oggi deputato – la Procura ha cominciato a muoversi. Si sta indagando. Già, perché secondo i calcoli di Di Giuseppe, non sarebbero pochi i centenari italiani residenti in Nord America che hanno votato alle ultime Politiche. Tanti di loro, a quanto pare, starebbero persino continuando a ricevere la pensione. C’è qualcosa che non torna, evidentemente. Così com’è evidente a tutti che non siano stati i morti a votare, ma lo abbiano fatto altri per loro.
Guardando al Sudamerica, ci viene in mente il caso di Emerson Fittipaldi. Candidato nel listone unico del centrodestra, non ha fatto neppure un giorno di campagna elettorale. Di più: secondo dichiarazioni stampa del suo avvocato, sarebbe residente a Miami, negli Stati Uniti. Apparterrebbe dunque alla ripartizione estera Nord e Centro America, eppure è stato candidato in Sudamerica. Ciò è proibito dalla legge. Dunque, se certe questione venissero confermate, Fittipaldi sarebbe stato un abusivo nella corsa a parlamentare della Repubblica Italiana.
A proposito di corse: l’ex pilota di Formula 1, campionissimo, se ne intende. Ma pare che in Brasile abbia più esperienza con i processi giudiziali che con le gare sportive.
Secondo Floha de São Paulo, in un articolo del 2020, Fittipaldi avrebbe accumulato 145 processi, tutti promossi dai vari creditori: banche, fornitori, ex dipendenti. Secondo l’accusa il brasiliano avrebbe nascosto i suoi beni a Miami, dove avrebbe condotto una vita da milionario, avvalendosi di varie società per evadere i suoi creditori e le esecuzioni giudiziali.
Vogliamo sottolineare ancora una volta, l’ennesima sulle pagine di ItaliaChiamaItalia, quanto sia necessaria una vera riforma del voto all’estero. In tutte le sue sfaccettature. Non solo per quanto riguarda il meccanismo elettorale. E’ giusto, per esempio, che possa candidarsi anche chi in realtà non ha mai fatto parte di una comunità locale? In altre parole, non sarebbe il caso di rimettere il vincolo di iscrizione all’AIRE da almeno un anno per coloro che vogliono andare a chiedere il voto degli italiani?
Fittipaldi, secondo le informazioni che abbiamo, non avrebbe mai messo piede in Brasile, né in Sudamerica, durante l’ultima campagna elettorale. Come ha fatto a prendere quei voti? Ed è vero che non è rientrato in Brasile per timore di essere arrestato, visto tutti i processi in corso?
Appello ai nostri rappresentanti in Parlamento: trovate il tempo per mettere in sicurezza il voto degli italiani all’estero. Ci vuole una riforma e bisogna cominciare a lavorarci adesso. Ora.