Non passa giorno che certi politici e certi giornali non attacchino il voto degli italiani all’estero in maniera strumentale e maligna. Se non fosse per il clima da tifo da stadio che si è creato con il referendum costituzionale, ci sarebbe da prenderli sul serio e rispondere per le rime. Invece possiamo solo sorridere di fronte a certe affermazioni per la prima volta così fortemente delegittimanti dopo anni di voto all’estero. Aspettiamo che passi la nottata.
Intanto, secondo i primi dati sull’affluenza all’estero, appare evidente come in Europa sia stata più alta la partecipazione dei connazionali a queste elezioni referendarie. Più alta, per esempio, rispetto al Sud America. Qualcosa che certamente è dovuto anche alla distanza geografica, e non solo, dei nostri connazionali al di là dell’oceano. L’Europa da sempre è più politicizzata rispetto al resto del mondo.
In Svizzera percentuali oltre il 42 per cento sono molto significative, soprattutto se consideriamo che alle ultime Politiche il dato era del 36 per cento. In Gran Bretagna affluenza al 37 per cento, percentuale vicina alla media mondiale valutata in un 40 per cento. In Croazia si parla di un 32%.
Se il dato fornito dall’On. Renata Bueno è corretto, quel 30 per cento di affluenza in Brasile potrebbe essere considerato discreto.
“Se in Sud America l’affluenza fosse intorno al 30% sarebbe un dato soddisfacente”, commenta Fabio Porta, deputato Pd eletto in America Meridionale, raggiunto telefonicamente da ItaliaChiamaItalia. “In totale – prosegue -, penso che dal Sud America possano arrivare 300, 350mila voti. Di questi, circa il 70% penso sarà per il Sì. E’ una mia previsione”. E nel Vecchio Continente? “In Europa la situazione cambia. Gli italiani in Europa seguono di più la politica italiana, i giornali, le televisioni. Sarà più un testa a testa tra il Sì e il No”. Secondo Porta, inoltre, il dato del 40 per cento relativo al voto estero “fa sperare in una affluenza italiana molto più alta, rispetto alle aspettative”. Proprio come successo con il voto degli italiani nel mondo: l’affluenza prevista, infatti, era del 30 per cento.
Eppure un 30% di affluenza in Sud America non è moltissimo, soprattutto se si tengono presenti gli sforzi che il governo italiano ha messo in campo, inviando propri rappresentanti dall’altra parte del mondo per spiegare agli italiani residenti in America Meridionale le ragioni del Sì al referendum.
IL MINISTRO BOSCHI IN SUD AMERICA, LE FOTO
Non abbiamo dati certi al momento, è importante ricordarlo. Sono tutte indiscrezioni, rumors; i numeri reali verranno comunicati insieme a quelli del voto in Italia. Tra l’altro, questa decisione di non diffondere subito i dati sull’affluenza al voto degli italiani nel mondo sta suscitando polemiche: “Penso sia sbagliato non comunicarli in maniera ufficiale, perché così aumenta la confusione”, commenta Porta.
Comunque, in Argentina le prime voci parlano di un’affluenza bassa, che non supererebbe il 30 per cento. Anche se le notizie che ci arrivano sono contrastanti. Se però la media sudamericana dovesse risultare inferiore a un 30 per cento, cadrebbero di colpo anche tutte quelle dichiarazioni sulla pericolosità del voto degli italiani nel mondo. Tutti a parlare di possibili brogli quando in Sud America non vota nemmeno un terzo degli iscritti AIRE? Polemiche che resteranno sul web per ricordare a tutti noi quelli che hanno voluto gettare ombre sul voto dei nostri fratelli residenti oltre i confini italiani.
Senza contare che la campagna di fango messa in piedi da certi giornali e da certi politici nei confronti del voto estero potrebbe avere scatenato un sentimento di paura persino nei rappresentanti della diplomazia italiana, che, sentendosi assai osservati, in particolare in quei paesi come l’Argentina finiti sotto i riflettori, potrebbero aver usato una eccessiva prudenza nella distribuzione dei plichi elettorali, paradossalmente ostacolando i connazionali nell’esercizio del loro voto e provocando così la bassa affluenza. Tuttavia, questa è un’ipotesi che vorremmo scartare. Conosciamo bene gli sforzi fatti dalla rete diplomatica per consentire agli italiani all’estero di votare e ringraziamo ambasciate e consolati per il lavoro svolto.
Mentre scriviamo, sulle agenzie di stampa la polemica che ruota intorno al voto estero sembra non avere fine. L’ultima dichiarazione è di Lucio Malan, senatore di Forza Italia, che commenta i numeri che stanno girando sul web relativi al referendum: “Si parla di un milione e seicentomila schede votate. Il record precedente fu segnato per le elezioni politiche del 2008 con 1 milione e 155mila votanti, mentre nel 2013 e 2008 furono 50mila e 100mila in meno. Il trionfalismo governativo per i dati sul voto referendario all’estero solleva molti sospetti. Da dove spunta – si chiede Malan – quel mezzo milione di italiani in più, rispetto a elezioni per le quali vi erano centinaia di candidati che giravano le comunità italiane?”.
L’azzurro ritiene inoltre “esecrabile la diffusione delle cosiddette ‘stime di fonti del Pd’ su questo voto, quando da dodici giorni è vietato diffondere i sondaggi”. La polemica continua.
E poi c’è Massimo D’Alema “Bisognerà mandare qualcuno anche in quell’hangar dove si sfogliano i voti venuti dall’estero”, dice intervenendo ad una manifestazione dei comitati referendari per il No a Lecce. E poi aggiunge: “Con tutto il rispetto degli italiani all’estero, quelli veri, purtroppo sappiamo che un sistema elettorale senza garanzie fa viaggiare anche pacchetti di voti senza nome. Sinceramente, che la nostra Costituzione sia scritta da persone che vivono in Argentina, che non parlano neppure più l’italiano, mi sembra una bizzarria oltre i limiti, nel caso in cui si tratti di persone vere e non di schede elettorali comprate e riempite da una sola mano”.
Le modalità del voto degli italiani residenti all’estero sono stabilite dalla legge Tremaglia (n. 459 del 2001), dal nome del parlamentare di An Mirko Tremaglia che si è battuto a lungo per garantire agli italiani all’estero il diritto di partecipare alle scelte del Paese. Per la prima volta gli italiani all’estero hanno votato nei referendum del 2003 sull’articolo 18 e sugli elettrodotti (in quell’occasione andarono alle urne in circa mezzo milione). Ma i primi parlamentari sono stati eletti nella nuova Circoscrizione estero alle elezioni politiche del 2006 con un’affluenza doppia, analoga (tra un milione e un milione 150mila elettori) a quella registrata nelle successive elezioni per il Parlamento: nel 2008 e nel 2013. Molto inferiore il dato per le Europee del 2009 e del 2014, quando potevano votare solo gli italiani residenti nei Paesi dell’Ue. La disaffezione al voto si è ripetuta per tutti i referendum svolti dal 2005 in poi (l’ultimo, quello sulle Trivelle, nell’aprile di quest’anno): il numero dei votanti è sempre rimasto al di sotto di quota 800.000.
“Il voto degli italiani all’estero si è già esaurito, hanno votato tante persone e i dati di affluenza saranno comunicati a norma di legge. Ritengo una cosa sbagliata prendere per imbroglioni gli italiani all’estero”. A dirlo e’ il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Napoli per una manifestazione di Ncd per il Si’ alla riforma costituzionale. “Il ricordo piu’ vivo e recente che ho degli italiani all’estero e’ una raccolta fondi per le popolazioni terremotate. Abbiamo votato tante volte con questo sistema e credo sia sorprendente che qualcuno faccia il finto stupito per questa legge”.
Le polemiche sollevate dalla Lega Nord? “Salvini è Salvini. Noi abbiamo tante volte votato con questo sistema, nel 2006, nel 2008, nel 2013, oggi mi pare veramente sorprendente che qualcuno faccia il finto stupito per questa legge che esiste da tanti anni”.
Arriva in serata anche la dichiarazione di Silvio Berlusconi: “Abbiamo una tradizione negativa nel passato. Nel 2006 ci sono stati sottratti molti, molti voti, e la vittoria che era nostra a mezzanotte ci e’ stata tolta alle 3: abbiamo perso per 24 mila voti. Ci siamo rivolti al Parlamento e ai magistrati per avere il riconteggio delle schede e ci hanno riso in faccia. Questo si e’ verificato nel 2013 e potrebbe verificarsi ancora con il voto degli italiani all’estero. Finche’ non avremo una situazione tecnologicamente avanzata, i brogli saranno possibili”.
Forse ha ragione Eugenio Marino, responsabile del Pd nel mondo, che su Twitter cinguetta: “Chi parla oggi di brogli nel voto degli italiani nel mondo e chi spaccia dati affluenza o su risultati del #referendum fa un danno al voto estero”.
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