Ultime ore per i votanti all’estero prima della “chiusura dei seggi”, immagine tradizionale che per la Circoscrizione Estero, per via del voto per corrispondenza, si traduce in tempo massimo per ricevere le buste con le schede elettorali da parte delle sedi consolari, giovedì 1 dicembre alle ore 16. Quei voti hanno assicurato un passaporto a Roma per le operazioni di spoglio di schede e scrutinio che si terranno nel centro elettorale di Castelnuovo di Porto. Quelli che arriveranno oltre quell’ora, saranno inceneriti.
(…) Il voto degli italiani all’estero ha conquistato un’altra volta il dubbio onore della cronaca politica italiana, perché vengono riportate a galla storie e leggende metropolitane su veri o presunti brogli e inefficienze del voto per corrispondenza. E sempre succede che dietro a quelle denunce giornalistiche, vengono fuori altre fatte dai politici. E in questa occasione a tuonare contro il nostro voto sono stati membri del Comitato del No e dei partiti che si oppongono alla riforma della Costituzione. E hanno annunciato ricorsi alla Corte Costituzionale, nel caso di vittoria del “SI” con i voti arrivati dall’estero, perché dichiari l’incostituzionalità della legge Tremaglia, perché, sostengono, non rispetta le caratteristiche di personale e segreto che deve avere il voto.
Non si capisce bene perché sarebbe incostituzionale se gli elettori all’estero scelgono di votare “SI”, e invece sarebbe aderente alle leggi e alla Costituzione se si opponessero alla riforma. Ma poco importa tale incoerenza perché è chiaro che è dettata da semplice calcolo legato al momento politico.
Alcuni mezzi di comunicazione, che evidentemente aderiscono alla visione apocalittica del voto all’estero, hanno calcolato, non si sa bene in base a quali criteri, che il voto all’estero peserebbe un cinque per cento circa, nel risultato finale del referendum, una percentuale che, se sono veri gli ultimi sondaggi circolati, potrebbe rivelarsi determinante. Ma, sosteniamo noi, determinante quanto tutti gli altri voti nello stesso senso.
Non sappiamo come andrà a finire col referendum. Secondo i sondaggi di due settimane fa – quando ancora si potevano pubblicare – dovrebbe vincere il No; ma i sondaggi si sono rivelati molto inesatti negli ultimi tempi in Italia, in Argentina, negli Stati Uniti, in Colombia, nella Gran Bretagna. Ma è chiaro che il risultato del referendum andrà molto al di là dell’esito specifico sulla riforma della Costituzione.
Non appena approvata la riforma, il Presidente del Consiglio disse che se al referendum avessero respinto la riforma, lui se ne sarebbe andato a casa. Legando la sorte della riforma a quella del suo futuro politico Renzi avrebbe commesso, secondo alcuni, un errore madornale, perchè avrebbe messo insieme tutti i suoi oppositori, sotto all’ombrello del No alla riforma. Secondo altri, anche perdendo, se la sconfitta sarà “ai punti”, cioè per una differenza percentuale limitata, il segretario del Pd avrà comunque ottenuto un buon risultato elettorale, perchè potrà intestarsi tutti i “SI”, mentre il voto negativo dovranno dividerselo tutti gli oppositori di destra e di sinistra.
Tutti ricordiamo dopo l’ultimo dibattito televisivo fra Donald Trump e Hillary Clinton, quando l’allora candidato repubblicano alla Casa Bianca disse che avrebbe riconosciuto il risultato elettorale solo se avesse vinto, altrimenti avrebbe fatto ricorso. Non sappiamo cosa avrebbe fatto il presidente eletto dagli americani e che si insedierà il 20 gennaio p.v. se avesse vinto la sua rivale. Ma il suo cattivo esempio sembra aver contagiato anche prestigiosi costituzionalisti italiani, politici e opinionisti, che annunciano che faranno ricorso alla Corte Costituzionale in caso di vittoria del “SI” nel referendum Costituzionale Confermativo, se nella Circoscrizione Estero vincesse il voto ratificando la modifica della Costituzione. Una delle basi della democrazia è il rispetto delle regole. Sembra che gli esperti, quelli che meglio le conoscono e le proclamano, si considerano al di sopra di esse. A scapito del voto degli italiani all’estero.
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