Non una vera e propria intervista; piuttosto una lunga chiacchierata quella con Vincenzo Arcobelli, presidente CTIM e consigliere CGIE per gli Stati Uniti, nonché candidato al Senato con Fratelli d’Italia alle Politiche 2022 nella ripartizione estera America Settentrionale e Centrale.
Nonostante le sue 8mila e passa preferenze (8.257 per la precisione), Arcobelli non ha conquistato il seggio a Roma. A vincere le elezioni in quella parte del mondo è stato il Pd, che così ha eletto senatore e deputato. La lista del centrodestra unito è arrivata seconda e si consola con il deputato, Andrea Di Giuseppe, esponente Fdi.
“Mirko Tremaglia – dice Arcobelli a Italiachiamaitalia.it – sarebbe stato molto felice di avere uno dei suoi fedelissimi in Parlamento. Oggi, a mente serena, dopo aver fatto tutte le mie valutazioni, posso dire che comunque il mio servizio al partito l’ho dato. Anche facendo eleggere, con il mio contributo e il mio sostegno, il deputato Andrea Di Giuseppe”.
Il Pd è risultato il primo partito tra gli italiani all’estero. Primo in tutte le ripartizioni estere, tranne in Sudamerica, che come noto è blindata dal MAIE. Come si spiega questa differenza tra il voto degli italiani d’Italia e quello dei connazionali all’estero? Come mai il centrodestra vince alla grande nello Stivale, mentre oltre confine è una disfatta (quasi) totale?
Secondo Arcobelli tanto ha a che vedere con il meccanismo di voto all’estero: “All’estero si parla di poca affluenza al voto, ma la verità è che moltissimi connazionali non hanno mai ricevuto il plico elettorale, pur avendone diritto. Così, di fatto, si è impedito a tanti italiani nel mondo di votare”.
Per non parlare del ruolo che hanno i patronati vicini alla sinistra in occasione di ogni campagna elettorale all’estero. “Dobbiamo essere sinceri: la sinistra oltre confine è più strutturata”, dichiara Arcobelli a colloquio con ItaliachiamaItalia.it. E prosegue: “Non dimentichiamo che i patronati in campagna elettorale sono vere e proprie fabbriche di voti, con il contributo dei loro assistiti. Quello è voto controllato”.
Eppure, nel 2018, nonostante i patronati, il centrodestra è arrivato primo in Nord e Centro America. Forse anche perché la lista è stata trascinata dalla candidatura di Francesca Alderisi, popolare volto di Rai International candidata di Forza Italia, che con i suoi 11mila voti ha consentito alla lista di arrivare prima. O no?
“In questa circostanza con meno affluenza, sarebbe cambiato poco. Avremmo perso in ogni caso, c’è una differenza di voti troppo grande, il 5% di voti di lista. Comunque avere la sen. Alderisi candidata, probabilmente avrebbe inciso e si sarebbe ottenuto un risultato più favorevole. Piuttosto, c’è da fare un mea culpa…”. In che senso? “Non ho nessun problema a dire, per esempio, che al Senato il centrodestra avrebbe dovuto candidare, oltre al sottoscritto, una persona conosciuta dalla comunità e residente in Canada, non negli Usa, come invece è stato. A livello tattico, forse quella è stata una scelta non così azzeccata. Non è dipeso da FDI, ma dagli altri partiti della Coalizione”.
Però Francesca La Marca, deputata uscente eletta al Senato, ha preso più voti negli Usa che in Canada, pur essendo residente a Toronto. Come te lo spieghi? “Domanda da un milione di dollari. C’è tanta nuova emigrazione italiana in America e la maggior parte di quell’elettorato guarda verso sinistra, verso i democratici. Forse è questo… Senza dimenticare, lo ribadisco, il ruolo dei patronati”.
Questo meccanismo di voto all’estero è uno schifo, ormai è chiaro a tutti che fa acqua da tutte le parti. Arcobelli ha quattro candidature politiche alle spalle: quali soluzioni vede per poter mettere in sicurezza il voto degli italiani nel mondo?
“Condivido la proposta di ItaliaChiamaItalia, sono per un sistema misto anche io. Bene il voto elettronico, come già proposto da Fdi, sapendo che se si vuole imbrogliare si può fare anche lì. E’ successo in America, perché non dovrebbe succedere da noi? Vedrei bene anche il voto nei seggi istituiti presso Ambasciate e Consolati. Questo, mantenendo il voto per corrispondenza, ma facendo in modo di creare un registro degli elettori: vota solo chi ha comunicato la volontà di farlo”.
Sull’ipotesi di togliere le preferenze all’estero e quindi di procedere con liste bloccate: “E’ un’ipotesi che non mi dispiace. Probabilmente brogli ce ne saranno comunque, ma in misura minore. Non si può negare che il sistema delle preferenze aumenti la competitività tra i candidati e le possibilità che qualcuno di loro, magari con meno scrupoli degli altri, possa tentare qualche imbroglio…”.
Se centrodestra e MAIE avessero stretto una alleanza, quella stessa alleanza avrebbe preso senatore e deputato… “Nel 2018 non c’è stata nessuna alleanza – ha replicato Arcobelli – e il centrodestra è arrivato primo comunque. Per giunta, il MAIE questa volta ha preso meno voti rispetto a cinque anni fa. Certo, avere avuto loro candidati validi avrebbe portato consensi alla nostra coalizione. In futuro, chissà…
Per concludere, un augurio al premier in pectore, Giorgia Meloni? “All’amica Giorgia posso solo augurare tutto il bene di questo mondo. Le auguro di continuare ad essere la persona che è sempre stata, di lavorare per il bene della Nazione. Giorgia Meloni è la persona giusta in questo momento di grande difficoltà per l’Italia; saprà fare bene, anche grazie ai collaboratori che ha intorno. Qui negli Usa, ma non solo, Giorgia sta acquisendo sempre più consenso; questo mi rende felice e orgoglioso”, conclude Vincenzo Arcobelli da Dallas, Texas.