No, non c’ e’ alcun favore da ricambiare. E no, Andrea Verde, mio amico, editorialista e collaboratore di ItaliaChiamaItalia, non mi ha chiesto di scrivere questo articolo. Ma non riesco a non mettere nero su bianco, e a condividere con voi, cari lettori, l’interrogativo che da qualche giorno mi rimbalza in testa: perché nessuna formazione politica ha pensato di candidare Andrea Verde nelle proprie liste, per ciò che riguarda la ripartizione estera Europa? Mistero.
Mi piacerebbe che qualcuno rispondesse a questa semplice domanda. E nessuno provi a raccontarmi che Verde non viene tenuto in considerazione per le chiacchiere sul suo passato: nel 2008 è stato candidato col PdL, e il suo passato era lo stesso di oggi. La differenza è che negli ultimi cinque anni Verde è cresciuto molto, mediaticamente, politicamente, partecipando attivamente al dibattito politico, organizzando riunioni politiche a Parigi fra PdL e Ump, partecipando in prima persona alla campagna elettorale di Sarkozy in Francia.
Andrea ha ricevuto dall’Eliseo cinque lettere di apprezzamento per le sue analisi politiche sulla Francia, come scrivemmo su ItaliaChiamaItalia quando Sarkozy era presidente; è laureato alla Bocconi, è una bella testa pensante, e con la morte di Schicchi ha raccontato, in un articolo pubblicato sul nostro giornale, una parte del suo passato, con franchezza, senza paura né tanto meno vergogna, contrariamente al 2008, quando era parso in effetti troppo timido davanti agli attacchi.
Il fatto che, al momento, nessun partito in Europa senta il bisogno di chiamarlo e offrirgli una candidatura – anche se lui probabilmente declinerebbe l’invito – è per me un paradosso.
Non mi sembra che siano in molti ad aver partecipato alla vita politica come l’ha fatto lui, stringendo anche importanti rapporti politici con l’Ump di Sarkozy – ribadisco – e approfondendo problemi di economia (fu uno dei primi a parlare di abolire l’Irap e oggi ne parlano tutti), sociali, sull’integrazione, la laicità e anche gli italiani all’estero.
Non penso di dire una sciocchezza se affermo che Verde è senza dubbio uno dei più meritevoli in Europa. Eppure il suo telefono tace. Dimenticanza o il suo carattere fa paura? Forse è proprio questa, in fondo, la vera ragione del suo essere ‘esiliato’.
Andrea Verde combatte da sempre il politicamente corretto. Difficilmente si arruola. E quando lo fa, ce la mette tutta. Eppure, ha ricevuto solo delusioni e schiaffi in faccia. E’ vero: il suo zigzagare non piace a molti, io stesso gliel’ho fatto notare più volte nelle nostre lunghe conversazioni, via Skype, via telefono, o nelle nostre interminabili passeggiate per gli Champs Elysees a Parigi. Ma quando uno è un cavallo di razza, è quasi sempre indomabile. Con Andrea ci siamo presi per così dire "a schiaffi" qualche volta, ma da persone adulte abbiamo saputo superare quei momenti di astio, perché nessuno è perfetto e, ragionando, i punti in comune si trovano sempre. E poi è un piacere parlare con lui, di tutto un po’; tutto si può dire dell’amico Andrew, tranne che non sia colto, preparato, affabile, disponibile. Io lo vedrei bene come deputato. Invece, pare che lui non sarà candidato: al suo posto, fatte le dovute eccezioni, nani e ballerine un po’ ovunque. Purtroppo.
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