Michele Schiavi (FDI), sindaco di Onore (prov. di Bergamo), è intervenuto su Radio Cusano Campus. Schiavi (20 anni) è il sindaco più giovane d’Italia. “In campagna elettorale l’età è stato il principale punto di forza ma anche di svantaggio perché le persone avevano qualche perplessità a votarmi, soprattutto le persone tra i 40 e i 60 anni. Gli anziani invece ti vedono un po’ come il nipote e quindi non hanno avuto problemi di questo tipo. Vedere dei giovani candidati ha invogliato anche i più giovani ad andare a votare, c’erano anche alcuni minorenni che non potevano votare ma hanno partecipato alla campagna elettorale in prima persona. Io nella vita studio giurisprudenza, mi divido tra lo studio e il comune. Lo stipendio da sindaco è di 700 euro”.
Schiavi è concittadino di Danilo Toninelli. “Toninelli lo conosco personalmente, lui ha un’attività qui in Paese. La sua famiglia ha un’azienda di scavi. Non so se hanno votato per me, penso di sì, ma non tutta la famiglia è residente a Onore. Prese in giro a Toninelli? Secondo me il lavoro che è stato fatto al governo da parte di Toninelli è stato negativo. Io ho criticato il governo precedente tanto quanto critico questo. Un governo di sinistra come questo con politiche economiche di sinistra fa molta più paura ai comuni. Ci sono anche alcuni colleghi sindaci di sinistra sul mio territorio che sono impauriti da questo governo. Lo dicono a bassa voce, ma lo dicono. Le politiche della sinistra per i comuni non sono mai state così concilianti”.
Sull’ipotesi del diritto di voto ai 16enni. “Sono assolutamente favorevole, anche valutando altre opzioni, cioè fare un’iscrizione volontaria alle liste elettorali, in modo che solo chi si sente veramente pronto a votare può iscriversi alla lista elettorale. O magari dare la possibilità di votare ai 16enni solo ai referendum. Come ci sono molti 16enni impreparati, ci sono 18enni impreparati, ci sono sicuramente molti 40enni impreparati. Bisognerebbe riflettere su questo. Fioramonti ha deciso di posticipare l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole, invece già per i più piccoli bisognerebbe fare un percorso di cittadinanza attiva”.
Sulla questione del crocifisso nelle scuole. “La trovo una polemica un po’ stupida. Il crocifisso in sé ad oggi non è più un simbolo solo religioso ma anche storico, che rappresenta la civiltà europea. Mettersi a discutere su questo è una polemica sterile, perché mettendo il crocifisso o meno, la nostra storia e le nostre radici rimangono quelle”.