Volano schiaffi fra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Schiaffi "virtuali", s’intende. Il terreno dello scontro è quello del web e il tema riguarda la riforma del Senato. Venerdì i parlamentari pentastellati si erano recati in corteo al Quirinale dopo il contingentamento dei tempi.
Oggi Grillo, sul proprio blog, usa parole di fuoco contro "un Parlamento votato con una legge incostituzionale, un presidente della Repubblica che nomina come e peggio di un monarca tre presidenti del Consiglio senza passare dalle elezioni, un patto per cambiare la Costituzione di cui nessuno sa un beneamato c… fatto con un pregiudicato. Ora si vuole eliminare il Senato elettivo inserendovi i gerarchetti locali dei partiti e una Camera di nominati. Questo si chiama colpo di Stato. Mussolini ebbe più pudore, non lo chiamò riforme". Frasi durissime, corredate da una foto del Duce, seguite da una richiesta diretta: "Il regista di questo scempio – scrive Grillo – è Napolitano che dovrebbe almeno per pudore istituzionale dimettersi subito e con il quale le forze democratiche non dovrebbero avere più alcun rapporto. Il M5S non terrà d’ora in poi alcun contatto con un uomo che ha abdicato al suo ruolo di garante della Costituzione".
Nessun commento dal Quirinale, mentre Renzi usa twitter per replicare. Alle proteste delle opposizioni, in modo più serio: "Dopo 4 voti in parlamento, faremo referendum. Perché le opposizioni urlano? Di cosa hanno paura? Del voto degli italiani?". E a Grillo con l’arma dell’ironia. "Dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole!".
E contro i colpi di sole, Pietro Grasso usa…il Ventaglio. Il presidente del Senato, in occasione della rituale cerimonia di saluto pre-festivo coi giornalisti parlamentari a Palazzo Giustiniani, prova a ergersi a giudice della disfida: "A proposito dei tempi, dell’ostruzionismo e del contingentamento voglio dire innanzitutto che lo spettacolo offerto dal duro scontro politico di questi giorni mi ha molto addolorato e, in alcuni momenti, indignato. Non è questa l’immagine che la politica, e questa istituzione in particolare, deve dare al Paese" ammonisce. E poi difende il testo che da martedì tornerà all’esame del Senato, un testo "profondamente diverso da quella bozza: il dibattito in Commissione Affari Costituzionali e il lavoro dei relatori Calderoli e Finocchiaro lo ha profondamente arricchito, definendo meglio ruolo e funzione del prossimo Senato e declinando con maggior precisione il nuovo assetto delle autonomie territoriali nella parte riguardante il Titolo V".
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