L’anno scorso le vendite dell’aceto balsamico tradizionale di Modena Dop sono tornate ai livelli pre-pandemia. Ad attestarlo e’ il Consorzio tutela aceto balsamico tradizionale di Modena, secondo cui il 2021 ha fatto registrare un incremento di produzione e vendite di oltre il 17%. In particolare, il centro di imbottigliamento consortile ha fatto registrare un aumento del 30% delle quantita’ imbottigliate.
“Si sono superate le 110 mila confezioni certificate – afferma Enrico Corsini, presidente del Consorzio – ma cio’ che piu’ importa per un aceto che deve sottostare a tale eccezionale periodo di invecchiamento sono le giacenze di prodotto nelle tipiche ‘batterie’ di botti, che servono per sostenere la produzione delle annate future: la filiera produttiva oggi consta di 250 produttori, che detengono circa 3 milioni di litri di prodotto in invecchiamento nelle proprie acetaie, con un deciso incremento rispetto al decennio precedente, che fa ben sperare in un futuro di successo per quello che e’ chiamato l’ ‘oro nero’ di Modena”.
Il Consorzio tutela aceto balsamico tradizionale di Modena, e’, dal 2009, l’unico gruppo che puo’ vantare il nome ‘aceto balsamico tradizionale di Modena’ nella propria ragione sociale. A sua volta, il termine ‘balsamico’ dovrebbe essere prerogativa esclusiva di soli tre aceti: aceto balsamico di Modena Igp, aceto balsamico tradizionale di Modena Dop e aceto balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, ma ha riscosso tanto successo da essere imitato ed evocato in Italia e all’estero.
Tra i nodi attualmente da sciogliere c’e’ la vertenza in corso con la Slovenia, che nei mesi scorsi ha introdotto una norma che consente la produzione di un aceto balsamico locale. “Per sostenere la crescita e la diffusione del prodotto, difenderlo dai tanti ‘condimenti balsamici’ che sono ingannevoli per il consumatore e salvaguardarne l’immagine di qualita’ sono necessari ulteriori sforzi, che il Consorzio si impegna a fare, con il consenso dei Soci e dei produttori tutti”, assicura il consorzio in una nota.