Vittorio Feltri, fondatore e direttore editoriale di Libero, commenta la norma del regolamento Agcom sulla par condicio dei giornalisti. “Dichiarare il proprio schieramento? Ma come si fa? Io stesso ho idee che non sempre condivido”, dice il giornalista con una battuta.
Interpellato dalla agenzia Ansa, Feltri commenta: “Tutto e’ cominciato con la par condicio, che e’ stata la prima ‘boiata pazzesca’. Da li’ si e’ arrivati a questa norma sui giornalisti che e’ un’esasperazione, perche’ non è affatto detto che un giornalista abbia opinioni preconcette. Le scelte si prendono in funzione degli avvenimenti”.
“Per esempio, io non saro’ certamente mai comunista, ma tutto il ventaglio di partiti che non rispondono a quella ideologia mi puo’ star bene. E’ ridicolo imporre un contraltare”.
E ancora: “Ma poi, come si fa oggi in Italia a definire il proprio orientamento? Io non ho un orientamento. L’ultima volta non sono andato neanche a votare. Certo, qualcuno mi sta antipatico e qualcun altro simpatico, ma sono sensazioni, sono umori. Non siamo tenuti a palesarli”.
“Per me e’ una norma impossibile da applicare. Poi, qualcuno provera’ ad applicarla, male e in modo confuso. Ci sara’ qualche fesso che soggiacera’ a queste norme. E’ fuori discussione”.
Se qualche conduttore lo invitasse con l’obbligo di contraddittorio previsto da Agcom, Feltri non ha dubbi: “Di certo non ci andrei. Io ne ho contro tanti, ma se non so neanche io da che parte sto come fanno loro a saperlo?”. “Io non li prendo mai molto sul serio questi politici – aggiunge Feltri -. Sono velleitari, pensano di raggiungere risultati attraverso regole che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra. Si illudono che la stampa possa cambiare l’esito delle elezioni, ma non e’ cosi’. Basta vedere quanto successo ai grillini nelle ultime elezioni politiche: avevano tutta la stampa contro e hanno avuto un botto di voti”.