“93 mila presenze complessive, circa 29.600 buyer dall’estero, in aumento del 20% rispetto ai 25mila dello scorso anno, oltre 1.000 top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere e da Ice-Agenzia, 143 Paesi presenti, circa 11mila appuntamenti b2b in agenda. Un’edizione che ha colpito nel segno confermando il vino campione nell’export, con un valore che è passato dal 4° posto nel 2011 al 1° posto nel 2022. Nella top five delle provenienze, gli Stati Uniti”. Sono le parole di Alessandro Crocco, imprenditore e presidente del Comites di New York, analizzando i numeri della 55esima edizione del Vinitaly, la fiera del vino che trasforma Verona nella più grande vetrina al mondo di uno dei prodotti d’eccellenza del Made in Italy.
“Mantenere l’identità autoctona e la propria unicità per imporsi anche in quelle realtà, come l’America del Nord e New York in particolare modo, che guardano alla complessità di un prodotto che deve essere affinato anche nelle proprie doti di dinamicità, chiarezze di vedute e intenti – prosegue Crocco – Per un prodotto che non si muove soltanto nel settore enogastronomico, ma che diventa ambasciatore del Bel Paese e che si trasforma in una grande risorsa per il turismo”.
Un settore, quindi, che secondo il presidente Comites chiede sempre più “professionalità e managerialità, una modalità imprenditoriale e moderna di agire sul mercato dell’internazionalizzazione che non è più improvvisazione ma studio, ricerca e soprattutto richiede grandi investimenti”.