Un discendente italiano che vuole richiedere la cittadinanza italiana si trova a dover superare una serie di ostacoli burocratici.
Si inizia dalla difficoltà di avere un appuntamento nelle ambasciate, con i tempi lunghissimi che servono per trovare un posto disponibile; si somma il fatto che molte comunità di italiani all’estero si trovano lontane centinaia se non migliaia di chilometri da un’ambasciata o consolato; infine, si conclude con il dover pagare una tassa da 300€ nel caso dei maggiorenni.
“È assurdo che il diritto alla cittadinanza italiana sia legato al pagamento di una tassa. È come dire che i diritti hanno un prezzo. Ribadisco, si tratta di un diritto, non di un capriccio”, commenta Vincenzo Odoguardi, candidato del MAIE al Senato per la ripartizione America Settentrionale e Centrale.
La tassa è stata introdotta nel 2014, in seguito alla situazione disastrosa registrata all’interno dell’ambasciata italiana in Argentina, per cui le richieste di cittadinanza da parte dei discendenti italiani richiedevano anni per essere espletate.
“L’idea era di usare i proventi della tassa per finanziare le ambasciate, aumentando il numero di dipendenti in modo da velocizzare la risposta ai cittadini. In realtà la situazione non è assolutamente migliorata, anzi. I tempi di attesa sono biblici, ci vogliono mesi per avere un appuntamento e anni per ricevere una risposta. Addirittura decenni per ricevere il documento vero e proprio.
Nel frattempo la tassa viene incassata anche in caso di esito negativo della pratica. Il cittadino, quindi, paga affinché i funzionari deputati a questo scopo prendano in considerazione la sua domanda. Oltre che a essere lesivo di un diritto, mi sembra anche assurdo”, spiega Odoguardi, che per anni ha ricoperto la carica di Console e Viceconsole Onorario.
“Ho lasciato la carica di Console per candidarmi con il MAIE proprio per cambiare situazioni come queste. Ci sono persone che non riescono ad ottenere la cittadinanza perché si tratta di un processo complicato e dispendioso, in termini economici e di tempo. Stare all’interno delle istituzioni consolari mi ha fatto capire ancora meglio quali fossero i problemi reali degli italiani all’estero, ma avevo bisogno di una maniera più concreta di poterli risolvere”, racconta Vincenzo Odoguardi.
La tassa è soltanto l’ultimo tassello di un sistema che ha dimostrato di non saper funzionare.
“I consolati, che sono il punto nevralgico per sbrigare le necessità amministrative, sono pochi, sovraccarichi di lavoro e con una quantità di dipendenti assolutamente sbilanciata rispetto al carico di lavoro. Accanto all’eliminazione della tassa per la cittadinanza, bisogna lavorare all’estensione della rete consolare. Ci sono comunità che vivono abbandonate a sé stesse, prive di un riferimento”, commenta il candidato al Senato Odoguardi.