La commissione di Vigilanza Rai ha votato i sette componenti del Cda di viale Mazzini di sua competenza. Ma e’ stata una votazione che ha segnato ancora una frattura in seno al Pd: la maggioranza interna ha proposto un blocco di nomi che e’ passato, mentre la minoranza dem ha proposto un nome – quello di Ferruccio de Bortoli – che non e’ passato, ovvero per l’ex direttore del Corsera non ci sono stati suffragi sufficienti per essere eletto o quanto meno perche’ si andasse ad un secondo turno di votazione.
Mette invece a segno un colpo il centrodestra perche’ alla fine si ritrova con due componenti, anziche’ il solo preventivato.
I sette nominati sono Carlo Freccero, proposto da M5S e Sel, che ha ottenuto sei voti; quindi il blocco Pd con Guelfo Guelfi (sei voti anche per lui), Rita Borioni (5), Franco Siddi (5); poi c’e’ Paolo Messa, candidato dall’area centrista (4 voti); Arturo Diaconale (5 voti) e Giancarlo Mazzuca (4), centrodestra. Ora si attende di conoscere gli altri due nomi – di pertinenza del governo – per completare il nuovo Cda Rai, eletto pero’ ancora una volta con la legge Gasparri.
La votazione finale e’ prevista per giovedi’ (l’ipotesi di un voto nella serata di domani e’ solo sulla carta, stando alla successione dei lavori del Cda e quindi della commissione di Vigilanza).
L’INTERVISTA A SIDDI Emozionato e sorpreso, perche’ dice di averlo saputo solo poco prima del voto, Franco Siddi parla dalla Sardegna al telefono con la agenzia Ansa (”stavo facendo la spesa con mia moglie”, spiega) subito dopo la scelta del suo nome nel Cda della Rai da parte della Vigilanza. E’ stato votato dal Pd ma anche dal centro, ed ha ottenuto cinque voti. Un successo personale e politico, per l’uomo che ha ricoperto sia l’incarico di presidente (per due mandati) che quello di segretario (per tre mandati) della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. ”Mi fa piacere, sono stato votato dal Parlamento, e questo e’ sempre un onore”, dice Siddi, sardo, nato a Samassi il 25 novembre del 1953, che ha iniziato la sua carriera come giornalista all’Unione sarda per poi lavorare alla Nuova Sardegna, e poi passato a tempo pieno all’impegno nel sindacato dei giornalisti con l’elezione nel 2001, per la prima volta, a presidente nel congresso di Montesilvano. ”Credo di essermi speso in tutta la mia vita di impegno sociale, per promuovere e riqualificare il valore della Rai, per il suo rinnovamento, e la valorizzazione delle professionalita’, soprattutto quelle interne”, aggiunge Siddi, anche componente dell’Esecutivo della federazione internazionale dei giornalisti europei Ifj. ”Ho chiesto piu’ volte che la Rai diventasse una vera azienda, perche’ e’ la principale azienda culturale italiana. Ora ci aspettiamo la riforma generale, il percorso e’ avviato. Mentre parlamento e governo completano il loro lavoro, ci deve essere – e’ il nostro compito – una transizione comunque fortemente proiettata sul rinnovamento”.
”Che fare? Ecco, prima di tutto la Rai deve riacquistare la la credibilita’, la sua capacita’ di promuovere liberta’ e diritti nel nome del pluralismo, rappresentando tutte le voci del paese”, aggiunge Siddi. ”Io personalmente – spiega, gia’ pronto a partire per Roma dove domani lo aspetta la prima riunione del Consiglio – vengo da una lunga esperienza sociale, ed ho grande rispetto per le istituzioni, mi piace ripeterlo, perche’ il fatto che hanno pensato di trovare sul mio nome una convergenza significativa lo trovo gratificante. Sono grato a chi ha avuto fiducia in me, tutti conoscono il percorso e le testimonianze che ho dato per i giornalisti, e per la liberta’ d’informazione in Italia ma anche in Europa”. Come vede Siddi la Rai del futuro? ”Credo che si debba aprire una fase in cui considerando le risorse a disposizione, che non sono quelle di una volta, ottenere il meglio di professionalita’. Ora vado, devo partire”, dice.
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