Il caso Cospito e quanto accaduto alla Camera dei Deputati col deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli (video in questa pagina) hanno risvegliato la questione del 41 bis, il carcere duro. Ora, il 41 bis non deve essere revocato, specie per gravi illeciti come la mafia ed il terrorismo. Mafia e terrorismo non sono illeciti come il furto, la truffa o la diffamazione. Sono cose molto più gravi. La mafia uccide, come anche il terrorismo uccide. Oltre ad uccidere, mafia e terrorismo mettono a rischio la sicurezza del nostro Paese.
Mandare un mafioso in carcere non basta. Infatti, egli potrebbe continuare ad esercitare il suo controllo sul suo mandamento anche dal carcere, se non ci fosse il 41 bis. Lo stesso dicasi per i terroristi, i quali potrebbero continuare ad avere contatti con le altre cellule. Con il 41 bis questo non avviene.
Lo stato di salute di Alfredo Cospito, anarco-insurrezionalista che si trova nel carcere milanese di Opera e sta facendo lo sciopero della fame, non può fare desistere le istituzioni sulla questione. Allentare o abrogare il 41 bis sarebbe l’equivalente di una sconfitta per lo Stato. Reati come mafia e terrorismo non possono essere trattati con indulto o amnistia. Chi si macchia di questi reati deve scontare la sua pena fino in fondo. Il Governo fa bene a non indietreggiare sul 41 bis.
Mi vengono in mente queste parole di Rita Dalla Chiesa, figlia del famoso generale Carlo Alberto, il quale fu ucciso dai mafiosi: “Chi sta al 41 bis può avere un colloquio una volta al mese con un familiare. Chi, invece, è figlio, moglie, fratello o madre di chi è’ stato ucciso da quell’“ospite” del 41bis, se vuole parlare con il proprio caro deve andare a trovarlo al cimitero”.
Non si può non essere d’accordo con queste parole e non ci può essere distinzione di colore politico di fronte a reati come quelli citati.