Emanuela Del Re, viceministra degli Esteri, intervenendo alla conferenza “Vecchia e nuova emigrazione. Per una rivalorizzazione strategica della rete degli italiani nel mondo”, promossa da Idos, ha detto: “I movimenti migratori hanno subito delle trasformazioni a causa della pandemia. Durante questo momento che abbiamo attraverso di rimpatri, le reti sui territori sono state fondamentali e abbiamo avuto un grande aiuto dai nostri connazionali”.
Secondo Del Re “l’emigrazione come l’immigrazione non deve far paura, può essere una forma di crescita e la possibilità per il Paese di continuare ad affermarsi nel mondo. Facendo questa piccola rivoluzione possiamo arrivare a cambiare una narrativa”.
“Per quanto riguarda le reti, all’estero abbiamo esempi interessanti di successi che vanno conosciuti meglio e replicati come modelli italiani che hanno avuto esito positivo”. Del Re fa l’esempio dell'”associazione di professionisti italiani creata a Parigi su impulso del Comites” o di quella nata a Buenos Aires “che mette in contatto giovani figli e nipoti di italiani cresciuti in Argentina con i nuovi emigrati, per creare un incubatore di idee. Tutto questo con un nuovo modo di intendere l’emigrazione che ci porti consapevolezza”.
“Oggi c’è la consapevolezza che l’emigrazione può essere veramente circolare: si può tornare. Su questo l’Italia dovrebbe ragionare. Il fattore di attrazione non è tanto lo stipendio, ma anche lo stile di vita, che conta molto”.
L’associazionismo italiano all’estero “è una delle caratteristiche più belle e importanti della nostra emigrazione, è la cifra di come gli italiani si sono posti nel mondo. Ci sono circa 1700 associazioni registrate nel mondo dal ministero degli Esteri e questo vuol dire che c’è voglia di stare insieme, di confrontarsi e anche che c’è bisogno di ripensare il concetto di identità e fare in modo che ci sia non solo un legame familiare, ma personale, con le origini italiane”.
“L’associazionismo dovrebbe essere fortemente aiutato, e in parte lo è dal ministero degli Esteri, ma si può fare di più – prosegue Del Re -. Prima l’associazionismo era in situazioni difficilissime, oggi costituisce la possibilità di emergere”.
“Le migrazioni sono un’aspirazione naturale dell’essere umano, vanno accompagnate, comprese e protette. Si deve fare in modo di sfruttare il loro profondo significato per far sì che il contributo che danno al Paese di origine e di accoglienza sia valorizzato e riconosciuto come effettivo motore delle società”.
Per quanto riguarda “la vecchia emigrazione non abbiamo concluso il ciclo di riconciliazione con quel periodo storico e lo studio Idos ci fa capire che possiamo fare un passo avanti” mentre sulla nuova emigrazione c’è la consapevolezza che oggi “la situazione è mutata: ci sono modalità ibride che comportano un movimento del pensiero oltre che fisico. Non ne conosciamo i confini e non sappiamo che tipo di evoluzione avrà”, sottolinea Del Re.