La Cassazione ha dato il via libera alle firme per il Referendum sulla riforma costituzionale. Così si mette in moto la macchina referendaria che taglierà il traguardo, con tutta probabilità, a fine novembre. Non esiste ancora una data, infatti. E proprio questa, ancora una volta, è la critica che le opposizioni fanno a Matteo Renzi, chiedendo al premier “di indicare subito la data del voto”.
La Lega si fa sentire con Roberto Calderoli: “Il Governo avrà 60 giorni per fissare la data del voto in un arco di tempo che va da domenica 2 ottobre a domenica 18 dicembre. Renzi indichi subito la data nella quale ha deciso di farci votare, senza inutili perdite di tempo e senza prendere in giro gli elettori. Si voti il prima possibile, per non prolungare oltre l’agonia di un governo che ormai sa già di essere sulla strada del tramonto”.
La senatrice di Sinistra Italiana, Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto, in un tweet cinguetta: “Ora Renzi provi a fare qualcosa di istituzionalmente corretto: la data del Referendum sia il frutto di una scelta condivisa tra tutti i comitati e le forze politiche #IoVotoNO".
Ecco il senatore Gaetano Quagliariello, presidente del movimento ‘Idea’: Renzi deve “stabilire subito la data della consultazione e permettere al popolo di esprimersi in tempi rapidi, senza lasciare margine a giochetti e illusionismi”. Parla anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: “Vediamo se anche stavolta Renzi riesce a piazzare il voto nel bel mezzo di un ponte".
Anche il M5S chiede al premier di indicare la data, “ogni altro vergognoso tentativo di rimandare il voto alle calende greche, oltre a quelli messi in atto fino ad ora, rappresenterebbe una grave violazione delle regole democratiche e una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i cittadini italiani”.
TIMING Ora davanti ci sono piu’ di tre mesi di confronto politico arroventato, fino a quando si consumera’ il rito del voto ipotizzato per il 20 o 27 novembre (e che si incrocera’ con il pronunciamento della Consulta sull’Italicum fissato per il 4 ottobre). Oggi la Corte Suprema ha ufficializzare l’ok alle firme per il Referendum raccolte dal Comitato per il Si’: delle 580 mila firme raccolte dal Comitato e presentate il 14 luglio scorso, 550 mila – secondo anticipazioni di stampa – sono state ritenute valide.
La Corte ha lavorato a ritmo serrato in questi giorni riuscendo ad anticipare cosi’ di qualche giorno il suo "verdetto" rispetto alla scadenza del 15 agosto. Il timing prevede che dopo il responso della Cassazione scattino i 60 giorni di tempo per il governo per deliberare la data del Referendum. Ma prima devono trascorrere 10 giorni per gli eventuali ricorsi. Quindi e’ da escludere che il governo possa affrontare il tema nel consiglio dei ministri di giovedi’ prossimo 11 agosto. La data del Referendum potrebbe essere all’ordine del giorno del Cdm alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva (tra fine agosto e i primi di settembre). Subito dopo la delibera del Cdm la parola passa al Capo dello Stato che indice, con decreto presidenziale, il Referendum. Il voto potra’ essere fissato in una domenica compresa tra il 50/mo e il 70/mo giorno dal decreto di indizione.
NUOVO SENATO E FEDERALISMO, L’ABC DELLA RIFORMA Gli italiani in autunno saranno chiamati ad esprimere il loro voto sulla riforma. Con un si’ o un no ad un unico quesito, potranno approvare o respingere il ddl Boschi, approvato in via definitiva ad aprile, che modifica la parte seconda della Carta. Stop al bicameralismo perfetto; nuovo Federalismo; abolizione definitiva di Province e Cnel. Sono questi i pilastri della riforma costituzionale, che non tocca i poteri del governo.
CAMERA – Sara’ l’unica a votare la fiducia. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.
SENATO – Continuera’ a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sara’ composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), piu’ 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avra’ competenza legislativa piena solo su riforme e leggi costituzionali. Per quanto riguarda le leggi ordinarie, potra’ chiedere alla Camera di modificarle, ma Montecitorio non sara’ tenuta a dar seguito alla richiesta. Se pero’ si tratta di una legge che riguarda il rapporto tra Stato e Regioni, l’ assemblea di Montecitorio puo’ respingere la richiesta di modifica solo a maggioranza assoluta.
LEGITTIMAZIONE POPOLARE – Saranno i cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori.
SENATORI-CONSIGLIERI – I 95 senatori saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico. Uno per ciascuna Regione dovra’ essere un sindaco.
IMMUNITA’ – I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato.
FEDERALISMO – Sono abolite le materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e tornano allo Stato alcune competenze come energia e infrastrutture strategiche. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potra’ approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la tutela dell’unita’ giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale".
VOTO IN DATA CERTA – I Regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per il voto dei ddl del governo; vengono introdotti limiti al governo sui contenuti dei decreti legge.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini per l’elezione occorreranno i due terzi dei componenti del Parlamento, dal quarto si scendera’ ai tre quinti; dal settimo scrutinio sara’ sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
CORTE COSTITUZIONALE – Dei 15 giudici Costituzionali, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato. Referendum – Ci sara’ un quorum piu’ basso per i Referendum sui quali sono state raccolte 800.000 firme anziche’ 500.000: per renderlo valido bastera’ la meta’ dei votanti delle ultime elezioni politiche, anziche’ la meta’ di tutti gli elettori.
Referendum PROPOSITIVI – Vengono introdotti con la riforma; una legge ordinaria ne stabilira’ le modalita’ di attuazione.
DDL DI INIZIATIVA POPOLARE – Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Pero’ i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.
LEGGE ELETTORALE – Introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera. Tra le norme transitorie c’e’ anche la possibilita’ di ricorso preventivo in questa legislatura, quindi anche sull’Italicum. PROVINCE – Vengono cancellate dalla Costituzione, atto necessario per abrogarle definitivamente.
CNEL – Abrogato il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro, organo costituzionale secondo la Carta del 1948.
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