Denis Verdini show davanti ai Pm a Roma. Marcello Dell’Utri? "Un’icona". La P3? "Un coacervo di millanterie". Si tratta, invero, di uno dei cinque processi che vedono coinvolto l’ex uomo-macchina di FI che, da qualche settimana, ha spostato il proprio ‘peso’ a sostegno delle riforme renziane. Un peso numerico non da poco, per la maggioranza al Senato, quello guidato, con Ala, da un Verdini che, nell’interrogatorio, non esita a paragonarsi a quel Mr. Wolf che, nel celebre Pulp Fiction, aveva proprio il compito di ‘risolvere i problemi’. Ma, da un punto di vista piu’ squisitamente politico, qualche problema, l’ex coordinatore del Pdl, sembra averlo creato al premier Matteo Renzi.
A partire dai rapporti con la minoranza Pd (e non solo), a dir poco allergica alla sola eventualita’ di un’alleanza strutturale con i verdiniani. "Dell’Utri? Era il fondatore di FI, un’icona e un punto di riferimento per me, una figura carismatica, provavo per lui amicizia e stima", spiega il leader di Ala passando poi ad uno degli altri imputati dell’inchiesta P3, l’imprenditore Flavio Carboni: "un personaggio vulcanico, pieno di fantasia e di voglia di fare, un po’ troppo insistente a volte…".
Rispondendo ai pm, Verdini nega qualsiasi accusa, a partire da quella relativa all’incontro del 23 settembre 2009 nell’abitazione del senatore toscano e nel quale, secondo l’accusa, furono poste le basi di un’associazione segreta. "Un pranzo da niente, da non ricordare", al quale giunsero "a mia insaputa, in otto", racconta Verdini definendo l’incontro un "coacervo di millanterie" e non certo la cellula embrionale della P3. P3 che, per l’accusa, avrebbe anche fatto pressioni sulla Consulta sul Lodo Alfano. Punto, anche questo, smentito categoricamente da Verdini. L’interrogatorio è durato oltre sei ore: “Sono un facilitatore, risolvo i problemi come Wolf: sono rapido", sottolinea Verdini, quasi a cavalcare il suo stesso personaggio.
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