Fuori da governo e ‘sottogoverno’ e con un ruolo che, almeno per ora, appare meno decisivo di qualche tempo fa a Palazzo Madama. Per i gruppi di Denis Verdini e Enrico Zanetti sembrano prospettarsi mesi piu’ complicati di quelli vissuti con Matteo Renzi premier. Mesi in cui il puntello alla maggioranza messo dai verdiniani al Senato rischia di subire l’ombra prepotente di Forza Italia, che con Silvio Berlusconi appare sempre piu’ indirizzata verso un’opposizione dialogante. E’ quanto basta a far esplodere l’ira di Ala e Sc contro il nuovo governo.
Nelle ore in cui Zanetti annuncia la sua indisponibilita’ a viceministro e conferma che il sostegno di Ala-Sc avverra’ solo sui “provvedimenti che riterranno utili al Paese”, Berlusconi usa parole molto simili, ribadendo l’appoggio di FI alle misure che “riterra’ positive per gli italiani”. A testimonianza del fatto che, a Palazzo Madama dove la maggioranza ha margini non certo ampi, i ruoli di FI e dei verdiniani potrebbero alla fine sovrapporsi. Con il rischio di un’implosione nel gruppo dei senatori Ala nei confronti dei quali, stando ai rumors parlamentari, le sirene azzurre sembrano cominciate a suonare. E, non e’ ancora un caso che oggi sia Maurizio Gasparri, uno dei colonnelli azzurri al Senato, ad avvertire Ala: “le porte sono chiuse ai trasformisti”.
Di certo, con la rinuncia di Zanetti si chiude una trattativa nata male, con una prima rottura al momento della formazione del nuovo governo. E con Verdini che, a coronamento del sostegno all’esecutivo Renzi, chiedeva “una legittimazione politica” piena del suo gruppo. Una legittimazione che, da Gentiloni, tuttavia non e’ mai arrivata.
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