Leopoldo Lopez, leader dell’opposizione del Venezuela arrestato a febbraio scorso, resterà in carcere in attesa del processo sulle accuse di avere incitato alla violenza nel corso delle manifestazioni contro il governo. Lo ha stabilito un giudice venezuelano al termine di una lunga serie di discussioni durata tre giorni, in cui gli avvocati dell’ex sindaco di Chacao hanno affermato che Lopez viene perseguitato per le sue idee politiche.
Ognuna delle tre giornate di discussioni fiume è iniziata alle 4 di mattina per Lopez, che veniva svegliato nella sua cella in un carcere militare per essere portato in tribunale in centro a Caracas, dove le sessioni duravano fino a tarda notte. Né giornalisti né la moglie di Lopez hanno avuto il permesso di essere presenti alle udienze. Se condannato, Lopez rischia una condanna massima a 13 anni di prigione.
Lopez, 43 anni, è il leader del partito di opposizione Volontà popolare; prima di consegnarsi alla polizia a febbraio è stato fra i politici più attivi nel movimento che chiedeva le dimissioni del presidente Nicolas Maduro. Le autorità hanno ordinato l’arresto di Lopez dopo l’uccisione di tre persone il 12 febbraio durante scontri fra le forze di sicurezza e dimostranti antigovernativi dopo manifestazioni pacifiche.
In Venezuela in tre mesi di disordini sono morte complessivamente almeno 42 persone. L’esecuzione di arresti nei confronti di oppositori di Maduro hanno sollevato vibranti proteste all’estero e Amnesty International ha definito le accuse nei confronti di Lopez "un tentativo politicamente motivato di zittire il dissenso" in un periodo in cui la popolazione fa i conti con un’inflazione al 57% e carenza di generi alimentari.
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