Non si ferma il flusso di venezuelani al confine di Cúcuta. Lo racconta Luis Fernando Ramírez, coordinatore di Azione contro la Fame a Norte de Santander: “La gente viene per comprare cibo, medicine, articoli per l’igiene e beni di prima necessità o per vendere gioielli, piccole attrezzature tecnologiche… molte donne vendono i loro capelli. Sebbene molti ritornino in Venezuela in giornata, la permanenza di 90.000 persone al mese è una costante pressione per un dipartimento poco popolato come questo”. E sottolinea: “Stiamo anche parlando di un’area in cui i gruppi armati sono ancora in azione, quindi la zona è doppiamente in difficoltà”.
Aiuti alimentari per bambini e donne in gravidanza
Solo nel 2018, Azione contro la Fame, un’organizzazione umanitaria internazionale, nella zona ha dovuto trattare 189 casi di bambini sotto i cinque anni con malnutrizione acuta, la forma più estrema di fame. Un numero molto alto in relazione alla popolazione totale.
Spiega Benedetta Lettera, di Azione contro la Fame per l’America Latina. “Oltre a malnutrizione e anemia, le priorità umanitarie su cui stiamo concentrando gli interventi sono il bisogno assoluto di servizi igienico-sanitari di base e di denaro, con cui affittare una stanza o comprare cibo fino a quando non saranno autosufficienti. I nostri team, presenti in Colombia dal 1998, stanno raddoppiando gli sforzi per affrontare la crisi a Guajira e Norte de Santander e anche in Perù, mettendo a punto interventi per i migranti a Nariño e Bogotá”.
32 giorni a piedi fino in Perù
Al momento si trovano in Colombia più di 1 milione di venezuelani. “Sebbene le autorità colombiane e le organizzazioni stiano lavorando senza sosta, la situazione sta superando i limiti. Molte persone entrano a Cúcuta per raggiungere Rumichaca e arrivare infine in Perù. Una rotta che si percorre in 32 giorni di cammino.All’inizio la percorrevano circa 20-30 persone al giorno, ora sono 200 o 300 persone. Anche il numero di bambini è aumentato, così come le donne incinte e le persone con disabilità. La situazione di vulnerabilità, gli episodi di tratta e l’insicurezza alimentare espongono i migranti a molti pericoli”, spiega Ramírez, che sottolinea anche come ci siano più di 300 passaggi non custoditi da cui stanno entrando persone che non vengono registrate: “Sono persone che migrano irregolarmente, senza documenti. A volte le persone hanno paura perché pensano che questi documenti possano servire per indagare su di loro o che potrebbero subire rappresaglie se queste informazioni venissero registrate”.