“Desidero replicare alle sconsiderate dichiarazioni dell’On. Elisa Siragusa in materia di cittadinanza ius sanguinis pubblicate due giorni fa su ItaliaChiamaItalia”. Lo dichiara in una nota Ugo Di Martino, presidente del Comites di Caracas.
“Prima di lanciarsi in dichiarazioni senza conoscere una determinata realtà, l’On. Siragusa dovrebbe infatti conoscere le seguenti peculiarità degli Italiani in Venezuela.
A differenza di Argentina e Brasile, la nostra emigrazione verso il Venezuela si è sviluppata dopo la seconda guerra mondiale, fra gli anni ’50 e gli anni ’70. Pertanto la ricostruzione degli alberi genealogici non si articola su quattro, cinque o sei generazioni bensì su una o due (raramente tre): parliamo quindi di figli e nipoti, la maggior parte dei quali continua ad intrattenere stretti legami con loro cugini, zii e nipoti rimasti in Italia.
Come noto, il Venezuela registra una crisi umanitaria che peggiora di anno in anno: uno Stato senza certezza del diritto, dove non viene garantita la sicurezza, le imprese vengono espropriate senza effettive motivazioni istituzionali, con intere regioni sovente a corto di energia elettrica, acqua potabile, carburante, internet e con il 97% della popolazione ridotto in povertà.
Molte famiglie soffrono per vere e proprie persecuzioni e temono per la propria incolumità fisica.
In tale drammatico contesto, il riconoscimento della cittadinanza ius sanguinis in favore di figli (o giovani nipoti) di italiani (mai trisnipoti come negli altri due grandi Paesi) rappresenta, oltre al coronamento del loro sogno di possedere il nostro status civitatis in onore ai genitori e ai nonni, anche un vero e proprio salvacondotto per nuove generazioni che necessitano iniziare una nuova vita in Italia (o in Spagna) e per meno giovani che desiderano trascorrere gli ultimi anni di vita in pensione nella loro amata Madrepatria (spesso ricongiungendosi con loro cugini), comprando un immobile e contribuendo a ripopolare i nostri borghi.
Il riconoscimento della cittadinanza in favore di figli maggiorenni di Italiani in Venezuela che (se non parlano correttamente la lingua di Dante) parlano vari dialetti del Bel Paese, contribuisce ad accrescere flussi turistici verso l’Italia, all’aumento di studenti iscritti presso università italiane e spinge la promozione del Made in Italy: gli Italiani all’estero contribuiscono alla crescita della economia italiana.
In sostanza, con il suo encomiabile impegno quotidiano il Consolato Generale a Caracas sta promuovendo l’interesse nazionale.
Non capiamo pertanto come l’On. Siragusa possa definire “inopportuna” la campagna di comunicazione del Consolato. Il governo, anzi, dovrebbe felicitarsi con il Console e la sua Squadra per l’eccellenza del lavoro che sta svolgendo.
Nei decenni abbiamo inoltre osservato che, proprio quando un Ufficio consolare è inefficiente ed erge un “Muro di Berlino” contro chi desidera il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, iniziano a germogliare e prosperare sottoboschi di gestori corrotti che vendono turni a pagamento.
I commenti sui social del Consolato a Caracas sono invece estremamente lusinghieri: la Sede viene elogiata in modo unanime per “il radicale cambio in meglio per efficienza e cordialità, dall’ingresso, allo sportello alla uscita”, nonché per aver “stroncato lo squallido fenomeno degli appuntamenti a pagamento”, sino al “siete il miglior Consolato del mondo!”.
Mi sembra ovvio che l’efficienza uccide gli intermediari a pagamento.
Pertanto la frequenza e la costanza nella comunicazione (sulla gratuità degli appuntamenti) restano essenziali al fine di proseguire la lotta contro estorsori senza scrupoli.
Si tratta in sintesi di salvare vite di figli di Italiani e di valorizzare il nostro Capitale umano, nell’interesse del nostro Paese (anche in termini di maggiori entrate per il Ministero delle Finanze grazie alle percezioni consolari, dato che ogni adulto paga 300 euro per il riconoscimento della sua cittadinanza).
Con le sue irresponsabili dichiarazioni, l’On. Siragusa – conclude Di Martino – ha dimostrato una grave carenza di visione strategica e di lungimiranza politica”.