I gondolieri alzano la voce. E metaforicamente anche i remi. Gridano i tassisti di Venezia. Gondolieri e tassinari per lavoro, passano la vita sui canali e lungo le viuzze della Laguna. Ne conoscono ogni metro, i loro occhi sanno guardare Venezia. Volendo, se richiesti, potrebbero fornire notizie attendibili sullo stato di salute di questa città unica al mondo. Venezia vive nell’acqua e sull’acqua. Gondolieri e tassisti hanno lanciato da tempo l’allarme: la città cade a pezzi davanti ai loro occhi. Venezia avrebbe bisogno d’interventi profondi, rapidi, decisivi. Se ciò non avverrà a breve, le conseguenze potrebbero essere drammatiche.
Scricchiolano le fondamenta di Venezia, corrose e consumate dal tempo. L’acqua s’infiltra dappertutto, lungo la fitta rete di canali. I palazzi sul Canal Grande e gli altri, tanti, quasi tutti, costruiti nell’acqua mostrano l’usura del tempo e dell’azione inarrestabile dell’acqua. Che apre varchi tra i masseni, corrode, minaccia pietra dopo pietra. Il problema non è nuovo, la situazione sa infatti d’antico. Ma ora sembra che il livello di guardia sia stato superato abbondantemente.
Venezia risente sotto questo aspetto della crisi che aggredisce l’Italia fino a sbranarne energie, portafogli, volontà di fare. In cassa non c’è una lira. Venezia è riuscita a tamponare i suoi disagi e a mascherare i problemi originati dalla sua particolarità. Quell’unicità che la fa bella agli occhi del mondo e che il mondo è riuscita a conquistare. Com’è bella Venezia, mai triste, quando può mostrarsi in buone condizioni di salute. Adesso non è, i suoi malanni si sono aggravati causa l’assenza dei fondi della Legge Speciale Soldi, quattrini, sghei, da dedicare alla manutenzione ordinaria. I palazzi sul Canal Grande denunciano disagi peraltro evidenti agli occhi allenati di gondolieri e tassisti. Timori e attenzioni si concentrano ora sul crollo di parte di Riva Parisi, a piazzale Roma, a due passi dal ponte di Calatrava, dalla stazione e dall’imbarcadero dei mezzi pubblici. Il crollo ha riguardato il cantiere dell’ala di un hotel in costruzione. L’amministrazione comunale ha disposto un’indagine conoscitiva per capire le cause che hanno determinato il dissesto. E la gravità dello stesso, in attesa di passare eventualmente alla fase operativa. Cosa fare per ovviare al grave inconveniente?
Attivati dal Comune, i sommozzatori hanno effettuato un sopralluogo. Le ripetute immersioni mirate hanno come scopo la valutazione dello stato di salute della riva e delle fondamenta. Una questione tornata al centro delle discussioni in città. Le voci di gondolieri e tassisti le hanno rese più corpose, conferendo al problema il carattere di urgenza. Sarebbe necessaria l’immediatezza. L’appello suona così: intervenite al più presto. Ma intervenire costa e il Comune non ha soldi. Anche perché è creditore dello Stato. “Sessanta milioni, non bruscolini”, ricorda l’assessore Alessandro Maggioni. “Soldi che servono alla tutela della città e che impiegheremmo per fare quello che necessita fare per Venezia. Cioè l’ordinaria manutenzione”. Manca una legge speciale per Venezia, è il lamento degli amministratori, consapevoli di trovarsi alle prese con un grave problema.
Venezia cade a pezzi. L’assessore allarga le braccia. “L’operazione è complessa e costosa, senza soldi non si possono affrontare le voragini”. Venezia è come sotto scacco: il moto ondoso, l’assenza di una rete fognaria, il peso del turismo. “La situazione è sotto gli occhi di tutti. Siamo impotenti”. Intanto, mentre il medico studia il malato muore. Ancora non siamo arrivati a questo punto, però il problema va risolto. L’amministrazione comunale sa bene che gli interventi non sono più rinviabili. “Per il bene di Venezia, necessita denaro, che la città non ha nel suo bilancio”. Venezia guarda indietro per sentirsi meglio. Il passato come motivo di consolazione e insieme di rimpianti. “Finchè ci sono stati i fondi della Legge Speciale, siamo riusciti a operare, a fare, a tamponare. Il Comune poteva disporre di quei soldi e li ha spesi in maniera corretta, grazie anche al Magistrato delle acque e a Insula, la società che gestiva la manutenzione ordinaria”. I soldi non arrivano più, sono finiti. Venezia creditrice dello Stato aspetta sessanta milioni di euro. Fino a quando ha potuto disporre dei soldi della Legge Speciali, è riuscita a risolvere i suoi problemi fino al settanta per cento. Adesso può solo guardarsi allo specchio. Bella è sempre, ma malaticcia e bisognosa di cure costose. I buoni medici ci sarebbero pure, conoscono la terapia giusta: mancano gli sghei per acquistare i farmaci. Com’è triste Venezia, se cade a pezzi.
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