“Non ho più ambizioni personali, voglio dare una mano. Avrò tempo per pensare ai miei errori, ma nell’epoca di Twitter mi sento uno straniero: sono inattuale”. Così l’ex leader di Sel Nichi Vendola n una intervista a Il Fatto. E della sua leadership dice: “Siamo stati sconfitti. Le nostre proposte hanno creato un turbamento nell’establishment italiano e internazionale più grande di quanto non ci accorgessimo. Diverse ambasciate erano in fibrillazione in quegli anni. E quindi ci hanno buttato addosso l’ipoteca del ‘montìsmo’: ovvero l’ennesimo fatale cedimento ai totem e ai tabù del liberismo. Poi ci sono altre ragioni, di cui si potrà parlare solo quando le vicende saranno compiute; questioni aperte in altre sedi (il processo Ilva, ndr)”.
“Sono stato leader malgrado la mia volontà e il mio carattere. Ho giocato la partita di un centrosinistra non subalterno al potere dei mercati: abbiamo perso e ho perso io. Ma abbiamo segnato una stagione, anche con molte vittorie. Il giorno delle dimissioni di Berlusconi dichiarai che c’era poco da festeggiare. Non mi spaventava tanto lui a Palazzo Chigi quanto la rivoluzione del linguaggio; il berlusconismo dentro la sinistra. Con Renzi c’è stata un’accelerazione. Io nell’Italia della politica su Twitter mi sento uno straniero. Alcuni miei errori li ho ben presenti. Ma c’è anche un fatto: l’essere inattuali nel proprio tempo. E poi è giusto che una nuova generazione lanci la sfida della ricostruzione della sinistra”.
Però non smette di fare politica… “Non sono capace, non saprei come dire a mio figlio che mi sono arreso. Ho sciolto il mio partito, sono qui per dare una mano”.
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