Non dura l’euforia del commercio. Dopo la crescita di aprile, la piu’ alta da tre anni, a maggio l’Istat registra un calo delle vendite al dettaglio dello 0,7% rispetto al mese precedente e dello 0,5% rispetto al 2013. Il rimbalzo di aprile era ”un’illusione ottica”, secondo il Codacons, determinata dall’effetto Pasqua che e’ stata festeggiata con un mese di ritardo rispetto all’anno precedente.
I tecnici dell’Istat osservano che i nuovi dati ”non danno segnali positivi” e i discount sono gli unici esercizi alimentari in crescita. I loro scontrini sono in aumento del 2,4% sull’anno mentre diminuiscono dello 0,9% quelli dei supermercati e dell’1,1% quelle degli ipermercati. La grande distribuzione nel suo complesso tiene, con vendite invariate rispetto al 2013. Soffrono, invece, i negozi di piccole superfici (-1,1%). Gli acquisti di cibo, in particolare, diminuiscono dell’1,2% sul mese precedente e dello 0,5% sull’anno.
”E’ proprio nella rinuncia alla qualita’ e ad alcuni prodotti piu’ costosi come carne e pesce che si percepisce la condizione di profonda difficolta’ in cui vivono le famiglie”, dichiarano i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. Due italiani su tre hanno tagliato la spesa in qualita’ e quantita’, osserva la Coldiretti, e 3 milioni di famiglie sono costrette a rifornirsi negli hard discount, il 48% in piu’ rispetto all’inizio della crisi. Anche i prodotti non alimentari sono in calo, dello 0,3% sul mese e dello 0,6% sull’anno.
Le flessioni maggiori colpiscono le dotazioni per l’informatica, le telecomunicazioni e la telefonia (-3,8%) e la cartoleria, i libri, i giornali e le riviste (-3,1%). Ci sono pero’ anche categorie in controtendenza come le calzature, gli articoli in cuoio e da viaggio (+1% sull’anno), i prodotti di profumeria e cura della persona (+0,4%), l’abbigliamento e la pellicceria (+0,3%). La diminuzione del commercio a maggio e’, secondo l’Ufficio studi Confcommercio, ”un dato che evidenzia le difficolta’ della domanda per consumi e rende piu’ fragile e incerta la ripresa dell’economia italiana”.
Anche perche’ a luglio il clima di fiducia delle famiglie e’ peggiorato (da 105,6 punti a 104,6) e ha mostrato, come a giugno, un peggioramento delle attese sia per la situazione economica sia per la disoccupazione. L’unico spunto positivo viene dal sondaggio trimestrale dell’Istat relativo ad alcune spese di particolare rilievo, che mostra un aumento delle intenzioni di acquisto di auto e abitazioni da parte dei consumatori.
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