È stata ritrovata nell’Archivio segreto vaticano una lettera inedita sulla confessione in punto di morte del conte Camillo Benso di Cavour. Ne scrive sull’Osservatore Romano monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’archivio. “Cavour, prima di morire, oltre a chiedere il perdono dei propri peccati e morire quindi in grazia di Dio, ritrattò o non ritrattò la sua condotta politica nei riguardi dell’invasione dello Stato Pontificio? Si avvicinò, sul punto di morte, alla Chiesa e al Papa? (…) La conclusione unanime degli storici fu ed è negativa: il confessore di Cavour” il francescano fra’ Giacomo da Poirino “non chiese e non ottenne alcuna ritrattazione politica perché il suo scopo primario (diremmo il primum bonum), pur se mischiato a una certa ingenuità, fu quello di salvare l’anima del moribondo, non quella di curarsi delle gravi censure ecclesiastiche in vigore”. Cavour non avrebbe potuto ricevere la confessione sacramentale prima di aver rilasciato una pubblica ritrattazione dei gravi atti da lui ispirati contro lo Stato della Chiesa, che gli erano costati la scomunica di Pio IX nel 1860. Sia ai superiori sia davanti allo stesso Pio IX, il francescano ha sempre dichiarato di aver fatto il suo dovere ma “di ritrattazione non si parlava” nota monsignor Pagano e lo stesso francescano non accettò mai di ritornare pubblicamente sui suoi passi.(
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