Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, nel corso dell’interrogatorio riportato sulla sentenza di rinvio a giudizio, per il reato di furto aggravato relativo alla sottrazione di documenti riservati al Pontefice, ha dichiarato di avere “conosciuto tramite Internet il giornalista Gianluigi Nuzzi”. Gabriele racconta di aver incontrato l’autore del libro ‘Vaticano spa’, dopo essere riuscito a contattarlo, "dopo circa una settimana”. “Insieme siamo andati all’appartamento che lui aveva a disposizione a viale Angelico. Abbiamo quindi avuto una serie di incontri, dapprima a distanza di circa una settimana e poi di due, questo nei mesi di novembre e dicembre 2011 e gennaio 2012. Successivamente, il nostro rapporto e’ venuto scemando di intensità".
I documenti sono stati consegnati a Nuzzi da parte di Gabriele “a più riprese”. Dal giornalista, dichiara il maggiordomo, “non ho ricevuto versamenti in denaro o altri benefici". Ma perché Gabriele ha consegnato documenti così importanti a Nuzzi? Le sue intenzioni, assicura, "erano sempre state quelle di venire incontro a un miglioramento della situazione ecclesiale e non mai quelle di far danno alla Chiesa e al suo Pastore". "Anche se non sapevo dove si sarebbe potuti arrivare con questa mia iniziativa, ebbi l’impulso di fare qualcosa che consentisse in qualche modo di uscir fuori dalla situazione che si viveva all’interno del Vaticano. Dalla posizione dalla quale mi trovavo, potevo osservare la duplice funzione papale: quella del vertice della Chiesa e quella di vertice dello Stato". In particolare, spiega, "per queste ultime funzioni vedevo nella gestione di alcuni meccanismi vaticani una ragione di ostacolo o comunque di scandalo per la fede. Mi rendevo conto che su alcune cose il Santo Padre non era informato o era informato male. Con l’aiuto di altri come Nuzzi, pensavo di poter vedere le cose con piu’ chiarezza".
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