Maltrattato nelle prigioni del Papa. Nel giorno del suo interrogatorio al processo per furto aggravato, l’imputato Paolo Gabriele, ex maggiordomo del Papa, lancia una pesante accusa, subito raccolta dal presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Dalla Torre, che ordina l’apertura di un fascicolo. Denuncia Gabriele di essere stato rinchiuso nel primo periodo di detenzione in una cella minuscola, angusta, ‘in cui non potevo nemmeno allargare le braccia’. La luce accesa 24 ore su 24, che gli ha causato ‘un abbassamento della vista’. E poi pressioni, in particolare la prima notte. Ma la Gendarmeria vaticana chiamata in causa non ci sta. La detenzione, replica, e’ stata ‘serena’, la luce costantemente accesa aveva lo scopo di scongiurare ‘atti di autolesionismo’, le celle del Vaticano, che aderisce alla Convenzione sulla Tortura, hanno misure conformi agli standard internazionali. E addirittura rilancia: ‘Nel caso le accuse mosse dovessero risultare infondate, Gabriele potrebbe essere passibile di una controdenuncia’.
Intanto, un fascicolo in Vaticano e’ aperto, il numero 53/12. ‘I magistrati accerteranno i fatti’, rassicura padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, ma ‘a Paolo e’ stata riservata una detenzione ‘umana’. Parlare del contrario, aggiunge, ‘solleva interrogativi’.
Siamo quasi alla fine dell’interrogatorio quando nella piccola aula del tribunale vaticano dove campeggiano un crocifisso e la foto di Papa Ratzinger, l’imputato Gabriele lancia la sua accusa. Pone le domande il suo avvocato difensore Cristiana Arru. ‘E’ vero – chiede – che nella prima cella in cui e’ stato detenuto non poteva nemmeno allargare le braccia?’. ‘E’ vero – replica Gabriele – non avevo questo spazio’. Interviene il promotore di giustizia Nicola Picardi: ‘Abbiamo fatto subito organizzare un’altra cella piu’ ampia’. Ma la detenzione nella cella angusta, ribatte il legale, ‘e’ durata una ventina di giorni!’. Poi chiede ancora: ‘E’ vero – che nei primi quindici giorni le e’ stata tenuta la luce accesa?’. ‘E’ vero – denuncia Gabriele – sono stato rinchiuso con la luce accesa 24 ore al giorno e questo mi ha causato anche un abbassamento della vista. Non c’era alcun interruttore’. Ancora Arru: ‘E’ vero che ha subito pressioni?’. Gabriele: ‘La prima notte si’, mi e’ stato negato anche il cuscino’. E’ a questo punto che il presidente Dalla Torre invita il procuratore ad aprire un fascicolo. Spiega piu’ tardi padre Lombardi che sara’ ‘per accertare se ci siano stati eventuali abusi’, ma le condizioni per Gabriele sono state ‘molto umane’: a suo favore ‘sono stati presi 39 provvedimenti, dall’assistenza medica a quella spirituale’. Immediata anche la replica della Gendarmeria che a mezzo comunicato stampa respinge in toto le accuse del maggiordomo: ‘I suoi principali diritti non sono mai stati violati’. Al contrario, a lui, sottolineano, ‘sono state concesse particolari attenzioni’ per una detenzione il ‘piu’ serena possibile’. La luce? Per evitare ‘eventuali atti autolesionistici’ e ‘per esigenze di sicurezza’. La vicenda comunque non finisce qui.
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