Israele ha dimostrato di essere un modello, un esempio positivo, per ciò che concerne le vaccinazioni anti-Covid. Chi ha gestito la campagna vaccinatoria ha dimostrato di sapere agire in maniera bene organizzata sul territorio. Infatti, si vaccinano le persone nei quartieri e nei centri abitati. Addirittura, si vaccinano le persone anche vicino ai bar. Questa cosa sta garantendo una campagna vaccinatoria capillare e si sta dimostrando efficace.
Inoltre, Israele ha anche dimostrato di avere un ceto dirigente capace di dialogare con le aziende farmaceutiche. Oltre a ciò, non ha avuto preclusioni verso il vaccino russo Sputnik, a differenza di quanto sta facendo l’Unione Europea. Del resto, perché mai si dovrebbe proibire un farmaco che funziona? I frutti si stanno vedendo. Infatti, Israele sta vedendo un crollo dei casi di positività. L’Italia ha molto da imparare.
In primo luogo, si dovrebbero sostituire tutte quelle figure apicali che si sono occupate della campagna vaccinatoria fino ad ora. Servono persone che sappiano dialogare direttamente con le aziende farmaceutiche, anche senza aspettare ciò che fa l’Unione Europea. In secondo luogo, non servono le “primule” (che, a quanto pare, sono già state cassate) ma si debbono organizzare dei posti nei quali poter somministrare i vaccini nei quartieri e nei centri abitati, esattamente come si sta facendo in Israele. L’idea di far somministrare il vaccino dai medici di base è buona ma potrebbe non bastare. Qui non c’è in gioco solo la salute pubblica ma anche l’economia e la credibilità di un Paese.