“Non ho mai visto niente di simile a mia memoria nelle elezioni di un presidente. E’ stato un dibattito elettorale lungo e con molte sorprese, fino al risultato finale. Gli elettori americani hanno dimostrato di non avere paura del cambiamento. Credo che le relazioni diplomatiche e commerciali, che hanno 70 anni di storia, oltre alla naturale amicizia che ci unisce fin dalla nascita del Paese, rimarranno forti anche con questa amministrazione”, così stamattina a Milano, il console generale degli Stati Uniti, Philip Reeker, ha commentato la vittoria di Donald Trump. Dall’election night di ieri sera, organizzata dall’American chamber al Circolo del Commercio meneghino, fino alla colazione all’hotel Gallia alle 730 di stamattina, ogni momento dello spoglio è stato seguito in diretta con gli Stati Uniti.
La vittoria dell’uomo d’affari sulla candidata democratica è stata “surprising”, questo l’aggettivo usato dai più, che preferiscono non commentare pubblicamente. Nelle opinioni raccolte al “breakfast” post-elettorale leggiamo molta preoccupazione per le “promesse elettorali”, alcune delle quali impattano direttamente sul turismo.
A questo proposito Euromonitor International ha presentato un’analisi dettagliata dello scenario con Donald Trump al comando. A cominciare da una politica incentrata su “una piattaforma America-centrica, comprese politiche linguistiche e proposte che hanno infiammato le minoranze e gli immigrati, per non dimenticare una politica estera definita ‘di pace attraverso la forza’ e che si è dimostrata molto aspra anche nei confronti di partner commerciali importanti come Cina e Messico”, spiega l’istituto di ricerca.
In diversi momenti della campagna Trump ha detto chiaramente che avrebbe imposto il divieto di ingresso ai musulmani o ai residenti di Paesi coinvolti nel terrorismo. Addirittura ha parlato di deportare gli 11 milioni di clandestini che vivono illegalmente negli Usa. “Queste idee sono state esposte per proteggere gli americani, ma se attuate avrebbero effetti negativi sul settore del turismo”.
Musulmani e messicani Il Council of foreign relations ha stimato che un divieto di ingresso per i musulmani comporterebbe perdite economiche fino a 71 miliardi di euro l’anno e la riduzione di 132mila posti di lavoro, tenendo conto sia della spesa diretta su viaggi e del turismo sia di altre ricadute. Il Messico è la prima destinazione per i viaggiatori outgoing, i quali rappresentano l’80% di tutti gli arrivi nel paese confinante, così come è il secondo mercato per gli Usa stessi (incoming), dietro al Canada. Aziende come Airbnb – che riferisce che tre delle sue prime dieci destinazioni dell’America Latina per numero di annunci sono in Messico – ed Expedia, “che ha investito molto negli ultimi anni per rendere la sua strategia di prenotazione più attraente ai residenti messicani”, sarebbero tra coloro influenzati negativamente, secondo Euromonitor.
Cina, donne e comunità gay&lesbian I viaggiatori cinesi, primo mercato al mondo attualmente, sarebbero presto disillusi se l’America iniziasse una guerra commerciale con la Repubblica Popolare, così come gli attacchi verbali e gli atteggiamenti irrispettosi nei confronti delle donne e della comunità gay & lesbian completano il quadro nefasto del turismo sotto la bandiera di Donald Trump. “Donne e Lgbt sono due segmenti di turismo in forte crescita e sarebbero almeno un po’ scoraggiati dagli Stati Uniti sulla base della retorica usata da Trump durante la campagna elettorale e dalle politiche in materia di genere e sessualità che sarebbero adottate”. Molti dubbi che l’industria turistica sta esprimendo in queste ore, nei commenti a caldo. (p.ba.)
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