Si avvicina il voto americano e dunque si apre una settimana clou per i tanti titoli di Piazza Affari ‘esposti’ per miliardi al mercato Usa. Dalle infrastrutture, all’energia, passando per l’auto e l’industria della Difesa: sono tanti i settori interessati.
L’esito delle elezioni restituirà al mondo il prossimo presidente Usa e le scelte economico-industriali che ne deriveranno potrebbero spostare non poco i destini di molte quotate italiane.
Non solo per le reazioni estemporanee dei mercati, ma proprio per le scelte in materia di politica industriale sul fronte dell’energia, delle rinnovabili, del clima, della difesa, delle infrastrutture e del commercio con i dazi.
Tra le società più esposte agli Usa, nel settore delle costruzioni Webuild è attivo nel Paese con la corsia controllata: il Nord America è il terzo mercato più importante per il gruppo guidato da Pietro Salini con gli Stati Uniti che rappresentano il 12% del fatturato totale. Nel Paese funziona anche Cementir, che negli Usa realizza il 9% dei ricavi e Buzzi Unicem che macina oltre 800 milioni di ricavi l’anno Oltreoceano.
Passando alla Difesa, Leonardo ha un importante giro d’affari negli Stati Uniti con la quota controllata Drs che macina 3 miliardi di dollari di ricavi (2023). Nel settore energetico troviamo le due big di Stato, Enel ed Eni. Quanto all’auto Stellantis, oggi combatte un duro scontro col sindacato Uaw. Per il mondo tech e lusso si distingue invece Essilorluxittica che negli Usa fattura quasi la metà del business.