Washington – Un socialista all’Eliseo! Per i repubblicani in America è un incubo. Il socialismo alla francese, secondo loro praticato persino da Sarkozy, può soltanto peggiorare. Peggio, può contaminare altri paesi europei, come l’Inghilterra, dove i conservatori hanno appena perso le amministrative, la Germania, dove nel 2013 la Merkel sarà a rischio, e l’Italia, che potrebbe finire nelle mani del centro sinistra.
Dopo la vittoria di Hollande in Francia, i repubblicani in America, che vedono un nemico nella socialdemocrazia, si sentono sotto assedio, e puntano tutto sulla sconfitta di Obama alle elezioni presidenziali di novembre. Obama per loro è socialista. E come tale va cacciato. A loro giudizio, se fosse rieletto sarebbero guai per l’industria e la finanza. Con il loro candidato Mitt Romney quasi alla pari con il presidente nei sondaggi, i repubblicani ritengono possibile la vittoria. E si scervellano sul modo migliore per conquistarla. Cruciale, dicono, sarà il candidato alla vicepresidenza. Romney ha bisogno di un compagno di corsa conosciuto e affidabile. Qualcuno che elettrizzi l’elettorato. Molti repubblicani parlano di Jeb Bush, il fratello di George W. Bush, presidente dal gennaio 2003 al gennaio 2009, il figlio minore di George H. Bush, presidente dal gennaio 1989 al gennaio 1993. Ma Jeb, erede della massima dinastia politica del Partito, ex governatore della Florida, risponde di no. Vuole aspettare il 2016, quando l’economia americana si sarà ripresa.
Dai sondaggi, il compagno di corsa di Romney alle elezioni americane di novembre dovrebbe essere Condoleezza Rice, l’ex consigliere della sicurezza ed ex segretaria di stato di George W. Bush. Condoleezza (nome che è l’errata trascrizione di “Con dolcezza” da parte del padre, pastore protestante e musicomane) ha un indice di popolarità dell’80 per cento, ed è caldeggiata per la candidatura alla vicepresidenza dal 26 per cento dei repubblicani, contro il 21 per cento dell’ex senatore cattolico integralista Rick Santorum, sconfitto da Romney alle primarie. Oltre all’esperienza di governo, dicono i suoi sostenitori, ha altre credenziali. E’ donna e nera, ha un prestigioso carnet accademico, e neutralizzerebbe la forte presa sulle minoranze di Obama, il primo presidente nero della storia americana.
Al Tea party e all’ala più conservatrice del Partito, tuttavia, “Condi” non piace. La trovano troppo moderata, e la incolpano degli errori di W. in Afganistan e in Iraq. “Anyone but Condi”, chiunque tranne Condi, è il loro grido di battaglia. Se il candidato alla vicepresidenza ha da esser donna, dicono, sia un’altra Sarah Palin, un falco, non una colomba, dimenticando che con il suo estremismo la ex governatrice dell’Alaska, la compagna di corsa del senatore John McCain, contribuì alla disfatta repubblicana delle elezioni del 2008. Ma “Condi” ha dalla sua la dinastia Bush. Mentre W. è il grande desparecido della campagna elettorale (per adesso una sua partecipazione è ritenuta dannosa), il padre, che la volle con sé fino dal 1988, la sostiene incondizionatamente. I media americani più amanti di dietrologia sognano un colpo di scena a quei superbi spettacoli politici che sono i congressi estivi repubblicano e democratico. Li stuzzicherebbe se Obama chiedesse al vicepresidente Joe Biden un passo indietro e scegliesse come compagna di corsa la segretaria di stato ed ex first lady Hillary Clinton, e se in reazione Romney puntasse su Condoleezza Rice: sarebbe la prima contesa per la Casa Bianca, e per la successione al trono presidenziale alle elezioni del 2016 tra due donne, per di più molto diverse, se Jeb Bush decidesse di non scendere in campo.
In politica tutto è possibile anche perché, in questo caso, più del solito sulle elezioni influirà l’elettorato femminile, il 53 per cento del totale. Ma sul piano mediatico Hillary e Condi sottrarrebbero le luci della ribalta a Obama e a Romney, cosa pericolosa se non inaccettabile per il presidente e il suo rivale. La partita è quindi tutta da giocare. Un fatto è certo, che la presenza di due donne del loro calibro nel cosiddetto ticket presidenziale gioverebbe alla politica. Entrambe hanno dimostrato buon senso quando si sono trovate al governo, ed entrambe hanno acquisito grande esperienza. Di più. Condi e Hillary appartengono all’ala moderata dei loro Partiti e tengono una certa distanza dal mondo degli affari e dalle lobby. A differenza di troppi politici americani, hanno le mani abbastanza pulite. Mani di cui in America come in Italia c’è molto bisogno.
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