Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024, realizzato dalla Fondazione Migrantes, per la prima volta è stato presentato a New York, presso la Saint Patrick’s Old Cathedral School.
Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, commenta: “Non ci dobbiamo dimenticare dei volti dei migranti, sia quelli che arrivano nel nostro paese sia i vostri, quelli dei tanti italiani che sono partiti o che stanno partendo. Ecco perché relegare la questione migrazione al tema dell’irregolarità o della clandestinità, applicando leggi disumane e facendo accordi con Paesi terzi per bloccare i flussi, serve solo per deumanizzare e non vedere che dietro il fenomeno migratorio ci sono persone in carne e ossa con le loro speranze”.
Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 il 23,2% di chi all’estero ha tra i 35 e i 49 anni, mentre il 21,7% appartiene alla fascia di età 18-34 anni. Ma nello stesso tempo esiste anche una certa mobilità degli over 50 e che, solitamente, viene definita come “mobilità previdenziale”, dimostrata in particolare dal fatto che gli over 65 sono aumentati del 12,9%.
Dal 2020 a oggi, l’Italia conta circa 652 mila residenti in meno, mentre gli italiani residenti all’estero sono oltre 6 milioni.
Delfina Licata, curatrice del RIM, ha esordito così: “Ci sono voluti 19 anni perché il Rapporto Italiani nel Mondo arrivasse a New York. Nel frattempo i connazionali all’estero sono raddoppiati e in America sono cresciuti di oltre il 70%”.
Secondo Licata “siamo diventati una nazione dalle migrazioni plurime e complesse, pienamente protagonisti del cosmopolitismo e della circolazione europea, ma che soffre per una migrazione malata perché unidirezionale. Il lavoro da compiere è quello di guarire il processo migratorio trasformandolo da unidirezionale a circolare, unendo le partenze agli arrivi e ai ritorni. E questo lavoro è innanzitutto culturale”.