Emergono nuovi dettagli sul potenziale scandalo che da giorni offusca l’immagine di Hillary Clinton, candidata di fatto del Partito democratico alle prossime elezioni presidenziali Usa. Durante il suo mandato da segretario di Stato, tra il 2009 e il 2013, Clinton si e’ servita di un indirizzo di posta elettronica privato, anziche’ di un account governativo, per gestire la sua corrispondenza e-mail ufficiale.
Le associazioni che si battono per la trasparenza dell’azione di governo e il Partito repubblicano hanno subissato di critiche la leader democratica, specie perche’ allo scadere del suo mandato da segretario, nel 2013, il dipartimento di Stato non ha conservato una copia della sua corrispondenza ufficiale, come espressamente richiesto dai regolamenti interni.
L’intera corrispondenza di Clinton sarebbe dunque contenuta in un indirizzo di posta privato, e fuori della portata del Freedom of Information Act e della supervisione del Congresso. Stando alle ultime indiscrezioni diffuse da esperti di sicurezza informatica e riportate da "Bloomberg", pero’, il caso sarebbe ancora piu’ grave: sembra infatti che una settimana prima di assumere l’incarico di segretario di Stato, Clinton si sia dotata di proposito di un sistema e-mail in grado di cancellare permanentemente i messaggi di posta elettronica.
Oltre a costituire una grave violazione degli obblighi di trasparenza previsti dal suo ufficio, le azioni di Clinton avrebbero comportato anche gravi rischi per la sicurezza: pare infatti che il sistema impostato dai suoi collaboratori fosse esposto ad attacchi informatici. E mentre alcuni repubblicani, come il deputato del South Carolina Trey Gowdy, annunciano gia’ il possibile ricorso ad azioni legali, dalla stampa Usa partono le prime staffilate all’indirizzo della ex first lady: la direzione del "Wall Street Journal" scrive che "ancora una volta, Clinton si e’ premurata di ricordarci che le comuni regole dell’etica di governo e della trasparenza valgano per tutti, tranne che per Bill e Hillary".
La scorsa settimana, Clinton era stata oggetto di pesanti critiche per aver accettato donazioni economiche da parte di governi stranieri tramite la fondazione istituita assieme al marito, l’ex presidente Bill, nonostante sia palese da mesi la sua intenzione di candidarsi alla presidenza del paese. Tra i donatori, sottolinea il quotidiano Usa, figurano anche i governi di Qatar e Algeria. Per il "Washington Post", invece, il caso della disinvolta gestione della corrispondenza ufficiale da parte di Clinton e’ un errore "frutto di una decisione deliberata" che riflette "scarso riguardo per la fiducia pubblica": la leader democratica "ha a tutti gli effetti privatizzato (…) la decisione riguardo quale parte del suo mandato pubblico dovesse essere sottoposta a supervisione".
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