Rocky Balboa, dopo aver perso con Apollo Creed, si ritira dal pugilato, a causa di un problema all’occhio rimediato nell’incontro. Sposa Adriana e spende i soldi della borsa acquistando un’auto, la casa, nuovi abiti. Ma quando Adriana rimane incinta, i soldi cominciano a diventare sempre meno e allora Rocky deve tornare a lavorare, prima nella pubblicità, poi al mattatoio e quindi nella palestra di Mickey Goldmill. Poi gli insulti di altri pugili, la rabbia, Adriana che finisce in coma e si risveglia dando alla luce il figlio, e infine la rivincita con Apollo, la vittoria e il titolo di campione del mondo dei pesi massimi. In molti la ricorderanno, è la trama di ‘Rocky II’, il primo sequel della lunga serie, che ebbe un successo paragonabile al primo film che comincia raccontando la storia di Rocky Balboa, interpretato da Sylvester Stallone, uno sconosciuto pugile di Philadelphia, che non riesce a sfondare fino a quando non ha la grande occasione fornitagli dal campione Apollo Creed. Una chance che cambia la vita allo ‘stallone italiano’, così era conosciuto Rocky Balboa…
Un nome poi diventato famoso in tutto il mondo, come la sua casa, quella acquistata con i soldi del primo incontro con Apollo. Una casa autentica e non realizzata in uno studio cinematografico. Una casa abbastanza grande, tre camere da letto, un bagno e mezzo, una superficie di quasi 100 metri quadrati, con quei quattro gradini che portano all’ingresso, costruita nel 1920 e venduta ora a un prezzo leggermente superiore alla media di Philadelphia che raggiunge, per quella superficie, i 106.700 dollari. Una casa diventata famosa in tutto il mondo perchè lì ci viveva, nella finzione cinematografica, Rocky Balboa. Una casa che si trova in South Philadelphia, nella Richmond area, città che un po’ della sua fama la deve proprio a Sylvester Stallone e al suo immortale personaggio, e consapevole di tutto ciò, Philly, ha poi voluto sdebitarsi, con una statua, dedicata a Rocky e a all’attore che ancora oggi fa bella mostra di sè.
Ma perché la casa di Balboa torna oggi d’attualità? Semplice: è in vendita e chi volesse sentirsi un piccolo Rocky non deve nemmeno tirar fuori troppi soldi. È sul mercato al modico prezzo di 139.000 dollari e c’è da giurarci che la si può acquistare anche a meno. Perché vendere quel pezzo di storia? Semplice, perchè la donna che ne era proprietaria e che lì ha vissuto per anni, unica proprietaria da quando fu girato il film e c’era anche durante le riprese, è deceduta e allora…
La storia della casa di Rocky a Philadelphia è anche abbastanza semplice: fu scelta, raccontano, solo perchè piacque quell’ingresso, i mattoni, piacquero quei gradini e allora i produttori del film bussarono alla porta e lì si fece il film. E quella casa, datata per il film 1979, è rimasta la stessa durante tutti questi anni, uguale solo con un piccolo particolare che se n’è andato: un albero che era lì fuori ha ceduto all’uragano Sandy e ora non c’è più. Ma a parte questo è tutto come prima, un solido vecchio quartiere di Philadelphia, una vecchia casa, tenuta bene, che può essere di chiunque voglia sborsare 139.000 dollari, nemmeno troppi e lì attorno i vecchi abitanti tutti ricordano quei tre giorni nei quali Sylvester Stallone, alias Rocky Balboa, si trasferì in quelle stanze, compreso Joe Bianco, che all’epoca aveva solo 15 anni e ora è l’agente immobiliare incaricato della vendita.
"La casa fece effetto subito – racconta – bussarono alla porta e la scelsero. E la somma dei numeri dell’indirizzo fanno nove…". Nel film Rocky infatti dice: "La somma dei numeri dà nove. Mi piace. È un buon segno". E Bianco racconta anche quello che successe in quei giorni: "Pazzesco. È stato molto divertente, l’intera strada era bloccata". Per la verità girarono solo gli esterni della casa, ma i proprietari dell’appartamento avevano le foto di tutto il cast e le hanno condivise con i vicini". E ancora oggi, a oltre trent’anni di distanza, il 2313 S. Lambert Street continua a essere una meta turistica. "Ci sono persone che arrivano qui, alzano le mani e poi corrono lungo la strada – racconta ancora Bianco – in un certo senso è un pezzo di storia della città".
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