Donald Trump ha messo in vendita un orologio d’oro da cento mila dollari, che serve a finanziare la sua campagna elettorale.
Se la scelta eccentrica vi meraviglia, non dimenticate che pochi mesi fa ha lanciato sul mercato anche le sue sneakers.
Orologi, sneakers, combattimenti a cui presenzia, gare automobilistiche. Tutti i suoi movimenti ci rimandano a quell’universo maschile su cui punta per la vittoria finale, tanto quanto Kamala Harris punta sull’universo femminile.
Siamo tornati al maschi contro femmine, una guerra dei Roses in salsa politica. Non c’era mai stata una campagna elettorale con questa netta presa di posizione di genere.
Se Kamala parla alle donne, Trump parla agli uomini. Conosce le loro paure, sa che negli ultimi dieci anni essere uomo ha significato essere considerato “colpevole” di tutto, sa che se c’è un divorzio, il tribunale non ti dà ragione, che ti tolgono i figli, che ti costringono al mantenimento, che la società si aspetta dall’uomo americano un successo economico che pochissimi raggiungono.
Sa che se una donna ti accusa in tribunale, sei spacciato, che sei sempre e comunque “carnefice” in una società in cui tutti si dichiarano vittime.
Pressato dall’ultra-femminismo, considerato tossico, nemico di genere e delle minoranze, devastato finanziariamente, colonialista per definizione.
L’uomo sconfitto e dimenticato esiste e si farà sentire. C’è una vasta fetta di popolo americano emarginato e colpevolizzato, che può diventare lo zoccolo duro del riscatto trumpista.