La Silicon Valley volta le spalle a Barack Obama e accoglie a braccia aperte il suo sfidante, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney. Sembrano cosi’ lontani i tempi in cui Obama aveva gioco facile contro John McCain, che 4 anni fa si vantava di non aver mai acceso un computer. Secondo gli ultimi dati del fundraising, la culla dell’High Tech da qualche tempo sembra stia premiando il miliardario mormone: il super Pac Pro-Romney, Restore Our Future, da solo, in poche settimane ha raccolto la bellezza di 1,76 milioni tra le aziende della rete. Secondo molti suoi sponsor, Romney conosce meglio di Obama il modo in cui assicurare il successo a un’azienda, abbassando al minimo le tasse e riducendo le regole. Insomma, nulla di personale, ma solo e semplice convenienza economica.
Barack Obama, il primo ‘Blackberry President’, famoso per non staccarsi mai dal suo fedele cellulare sempre in mano, da queste parti sembra essere in calo, cosi’ come la marca del suo telefonino preferito. In realta’, anche Obama ha incassato un bel po’ di soldi da questo spicchio di California, in cui si concentrano come funghi le aziende che creano il futuro. Negli ultimi mesi il suo staff e il partito democratico hanno raggranellato oltre 9 milioni di dollari. Ma ci hanno messo mesi, mentre Romney in poco tempo sta rastrellando fondi alla grande.
A preoccupare la Casa Bianca pero’ e’ anche il fatto che questi soldi vengono da grandi donazioni da parte di pochi donatori. Nel 2008, i genietti del computer della Silicon Valley versarono 12mila contributi di 200 dollari o piu’ ciascuno. Ora invece sono solo 6.400, un po’ piu’ di meta’. Solo una piccola elite di mega-miliardari del web sta comunque continuando a credere in Barack: tra loro il fondatore di Craiglist, Craig Newmark, uno dei capi di Facebook, Sheryl Sandberg, e il presidente di Google, Eric Schmidt.
L’ultimo sondaggio da’ ancora Obama davanti a Romney, ma il distacco si e’ assottigliato. Secondo una ricerca per conto di Nbc News-Wall Street Journal, il divario oggi e’ di 4 punti, mentre ad aprile era di 6. Pesano sull’immagine del presidente le preoccupazioni per l’economia, aggravate dai problemi in Europa e i nuovi scandali finanziari a Wall Street. Per il curatore del sondaggio, Peter Hart, "le possibilità di rielezione sono 50 a 50".
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