Vento in poppa per le chance di successo di Barack Obama. Secondo l’ultimo sondaggio di Marist Polls per il Wall Street Journal-Nbc, il presidente e’ avanti su Mitt Romney in tre ‘swing states’ cruciali per la vittoria finale alle elezioni del 6 novembre. In particolare in Florida, Obama batte Romney 49% a 44%, in Ohio 50% a 43% e infine in Virginia 49% a 44%. Questi Stati rappresentano i maggiori ‘battleground’, campi di battaglia di questa sfida elettorale. Secondo tutti gli osservatori, Romney deve conquistarne almeno due se non tutti e tre se vuole avere qualche speranza di raggiungere il numero magico dei 270 grandi elettori necessari per andare alla Casa Bianca. Si tratta di un’inchiesta redatta tra il 9 e l’11 settembre, prima cioe’ che scoppiasse la rivolta islamica contro le ambasciate americane. Tuttavia, a giudicare dalla mole di critiche che Mitt Romney ha raccolto per aver a caldo attaccato Obama, non sembra che la morte dell’ambasciatore Stevens possa indebolire Barack piu’ di tanto. Lo stesso Romney, oggi, ha fatto capire di voler archiviare la polemica sulla politica estera per concentrare i suoi attacchi a Obama sul tema dell’economia. Nella sua ultima intervista alla Abc, Romney ha criticato la Casa Bianca per essere troppo arrendevole di fronte alle continue violazioni da parte della Cina dei trattati sul commercio. Quindi, all’indomani dell’intervento della Federal Reserve, ha messo l’accento sul fatto che la disponibilita’ di Bernanke di aiutare l’economia Usa e’ una prova evidente del fallimento di Obama nella lotta alla crisi: ‘Quello che Bernanke ha detto dimostra che Obama si sta sbagliando: il presidente sta dicendo che la nostra economia sta facendo progressi. Bernanke invece dice ‘Non e’ cosi’, visto che devo stampare nuova moneta’. Ma al di la’ dei rischi sul fronte economico, dopo Charlotte attorno allo staff di Obama si registra un clima di rinnovato ottimismo. Tanto che, in barba ad ogni scaramanzia, circolano gia’ indiscrezioni sulla composizione del governo Obama bis.
Dato per scontato l’addio di Hillary Clinton, per la poltrona del Dipartimento di Stato ci sarebbe una lotta tra Susan Rice, intima amica di Obama e oggi ambasciatrice Usa all’Onu, e John Kerry, potente presidente della Commissione Esteri del Senato e ‘preparatore’ di Barack nei dibattiti. A favore di Kerry gioca il fatto che alla Convention di Charlotte il suo intervento e’ stato considerato uno dei migliori discorsi di politica estera dell’anno. Se Leon Panetta dovrebbe restare al Pentagono, Tim Geithner invece e’ dato in uscita dal Tesoro. Per quel posto cruciale anche nel quadrienno 2012-16 si parla di Jack Lew, l’attuale capo dello staff obamiano, fidatissimo di Barack e con ottime relazioni con il Congresso. Al suo posto, nella West Wing potrebbe andare l’attuale vice di Hillary, Tom Nides o la fedelissima di Barack, Valerie Jarrett. Eric Holder dovrebbe lasciare il ruolo di Attorney General, al suo posto dovrebbe andare il governatore del Massachusetts, Deval Patrick. In uscita anche David Plouffe, consigliere particolare di Barack: verrebbe sostituito dall’ex capo di staff di Joe Biden, Ron Klain. Alla guida del National Economic Council, e’ pronta Sheryl Sandberg, oggi capo di Facebook con un passato di responsabile dello staff economico ai tempi di Bill Clinton. Per il ministero del Commercio si fanno i nomi di Steve Case, il cofondatore di America Online, e Dan Doctoroff, presidente e ad di Bloomberg L.P.
Un’altra casella da riempire e’ quella della presidenza della Federal Reserve: Bernanke scade all’inizio del 2014 e gia’ si parla di una sfida tra Larry Summers, ex capo consulente economico della Casa Bianca e Janet Yellen, attuale vice alla Fed. Ma in corsa ci sarebbe anche Alan Krueger, attuale responsabile del Council of Economic Advisers di Obama. Infine John Podesta, presidente del Center for American Progress, potrebbe andare ovunque ma sembra orientato a chiedere la poltrona di ministro dell’Energia.
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