Washington – La convention democratica ha rafforzato il presidente Obama, ma non gli ha garantito la rielezione. L’America rimane spaccata in due, sebbene aumentino le probabilità che il presidente venga rieletto. Molto dipenderà dall’andamento dell’economia: qualora essa accennasse a riprendersi, come possibile, i repubblicani perderebbero la partita. Ma altri fattori giocano a favore di Obama. I misteri fiscali di Romney, il candidato repubblicano alla presidenza. La decisione di Hillary Clinton di aiutare, non sfidare il presidente all’interno del partito. E la mancanza di una terza forza, ossia di un’alternativa ai democratici e ai repubblicani. Alternativa costituita nel 1992 dal terzo uomo Ross Perot e nel 2000 dal terzo uomo Ralph Nader. Inquisita per elusione fiscale di oltre 200 milioni di dollari. Così è la ditta di private equity di cui Mitt Romney fu socio fondatore, la Bain. Secondo il New York Times, il procuratore di New York Schneiderman le ha mandato un avviso di garanzia. La Bain avrebbe spacciato consulenze di 1 miliardo di dollari, tassate al 35 per cento, come partecipazioni al capitale a rischio, tassato al 15 per cento. Avrebbe perciò sottratto al fisco 200 milioni di dollari e al sistema sanitario 20 milioni. Per Romney potrebbe essere una bomba elettorale, anche se non coinvolto di persona nella vicenda e ormai separatosi dalla Bain. In America infatti la elusione fiscale porta sovente a una condanna in tribunale, sebbene meno grave dell’evasione fiscale vera e propria. La Bain inoltre patisce dell’accusa di Obama di avere comprato aziende per smembrarle, licenziare personale e rivenderle con ingenti profitti. Romney, un miliardario, è infine sospettato di nascondere qualcosa sulle tasse: ha pubblicato solo i redditi degli ultimi due anni e in media ha pagato al fisco appena il 13,9 per cento. Rischia di perdere terreno rispetto a Obama nei sondaggi, proprio dopo averlo superato sullo slancio della convention repubblicana giorni fa, il 47 contro il 44 per cento secondo la Rasmussen.
La Bain non è l’unica società di private equity inquisita dal procuratore di New York, lo sono anche altre grandi del settore come la Holberg Kravis Robert e la Apollo. E’ stata l’assenza più vistosa alla convention democratica a Charlotte: la segretaria di stato Hillary Clinton, la candidata alla presidenza sconfitta da Obama alle primarie del 2008, era in viaggio in Asia e ritornerà in America solo il 10 venturo. C’erano buone ragioni per il suo viaggio. La signora Clinton è stata in visita in sei paesi, le isole Cook, Brunei, l’Indonesia, East Timor, la Cina e la Russia, per partecipare ai lavori dell’Associazione per la cooperazione economica in Asia a Vladivostock. La segretaria di stato americana doveva allentare le tensioni causate dalle dispute territoriali nei mari della Cina, assicurare agli altri paesi che Washington intende rafforzare la propria presenza nella regione, e intensificare il dialogo con la sua diretta concorrente, Pechino.
Nondimeno il fatto che abbia disertato la convention democratica ha una valenza elettorale. Fino a poche settimane fa, l’America si chiedeva se Obama l’avrebbe scelta come compagna di corsa al posto del vice Biden. Oggi si chiede se Hillary si ricandiderà alla presidenza nel 2016 come erede del presidente. Hillary, che nei sondaggi è il politico più popolare, ha evitato di eclissarlo. Si è fatta rappresentare alla convention dal marito Bill Clinton, che lo ha appoggiato a spada tratta. E che ha sottolineato che, se vuole riprendersi, l’America non può votare repubblicano, né può votare per i verdi.
Per la prima volta dal 2000, quando l’avvocato dei consumatori Ralph Nader ne assunse la guida, il Partito dei verdi è tornato alla ribalta nominando suo candidato alla presidenza degli Stati Uniti una donna, un medico di 62 anni, Jill Stein. L’ecologista non è una novizia della politica: si candidò governatore del Massachusetts dieci anni fa, ma fu sconfitta proprio da Mitt Romney. Il suo programma di governo è semplice ma utopico: creare 25 milioni di posti di lavoro, ridurre drasticamente il potere delle lobbies o gruppi di pressione finanziari e industriali sui partiti democratico e repubblicano, e fare della America un sorta di paradiso ambientalista.
Naturalmente, Jill Stein non ha alcuna possibilità di essere eletta presidente, anche perché il minuscolo Partito dei verdi è presente solo in 20 dei 50 stati americani.
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