A Montevideo, oltre 130mila iscritti AIRE, prima – quando governava la sinistra – c’era una stanzetta di 15 metri quadrati per ricevere i connazionali che avessero bisogno di servizi e assistenza. Un anno fa è stata inaugurata una nuova sede, molto più spaziosa (circa 700 m2), dotata di tecnologie d’avanguardia e di tutto lo spazio necessario per ricevere nel miglior modo possibile gli italiani e i loro discendenti.
La costruzione del nuovo edificio, non è un segreto, si deve alla forte volontà politica dell’allora Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo e al grande impegno, all’immenso lavoro, di tutta l’Amministrazione, di diplomatici e funzionari.
Certo, una bella sede senza il personale necessario per offrire servizi adeguati ai connazionali serve a poco… Ecco perché l’allora esecutivo aveva già trovato i fondi per nuovo personale da inviare nei Consolati di tutto il mondo, anche a Montevideo. Erano iniziati concorsi e formazione – con grave ritardo, a causa dell’infernale macchina burocratica italiana – e funzionari ed impiegati erano in arrivo… Poi però cade il governo. E tutto cambia.
Arriva Mario Draghi, che di italiani all’estero non ha mai voluto sentire nemmeno parlare. Con lui gli italiani nel mondo si sono ritrovati ad essere totalmente cancellati dall’agenda politica del governo. Con tutte le conseguenze del caso.
Oggi Fabio Porta, deputato Pd eletto in America Meridionale, ha gioco facile nel dire di essere “preoccupato per la gravissima situazione” del Consolato a Montevideo. Per lui “l’operazione relativa ai lavori per la nuova sede non era soltanto poco chiara e trasparente, ma si sarebbe rivelata un bluff e non avrebbe risolto gli annosi problemi della carenza di servizi della grande collettività italiana che vive in Uruguay”.
“Stiamo parlando – sottolinea l’onorevole dem – di un Paese geograficamente piccolo (più grande in Sudamerica solo di Suriname e Trinidad e Tobago) e con una grande concentrazione nella capitale dei nostri connazionali; si tratta di condizioni che dovrebbero favorire l’organizzazione di servizi alla portata di tutti”, ragiona Porta. E invece…
Invece pare che a Montevideo associazioni ed esponenti della comunità italiana si lamentino, perché non ricevono in maniera rapida ed efficiente i servizi di cui hanno bisogno. Ecco perché l’On. Porta ha deciso di chiedere al governo “risorse umane adeguate a questa vera e propria emergenza e anche informazioni sull’arrivo a Montevideo del personale contrattato recentemente presso il MAECI, nella speranza che la situazione possa migliorare nel rispetto di una comunità italiana che merita attenzione e servizi efficienti”. Alla prossima puntata.