servizio di Stefano Casini per Gente d’Italia, quotidiano italiano diffuso in Uruguay
Arriva a Montevideo domani, mercoledì, Ricardo Merlo. “E con noi ci sará una grande parte della collettivitá italo-uruguayana”, assicura il presidente e fondatore del MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero. “Dobbiamo fare riaprire il consolato di Montevideo. È la nostra principale battaglia”.
Merlo è deputato del Parlamento Italiano dal 2006. Occupa la sua poltrona a Montecitorio il 28 aprile 2006, a 44 anni, con una non breve esperienza nell’ambito politico con il Peronismo e con la comunità italiana, dopo aver occupato la Presidenza del CAVA e la Presidenza del Comites più grande del mondo, quello di Buenos Aires.
Laureato in Scienze Politiche in Argentina, Ricardo è “figlio del Veneto” e lo ha sempre sentito cosí, ma é anche un uomo schietto e sincero. É un lavoratore estremo, ci fa ricordare un Console Generale a Buenos Aires, Placido Vigo: sono uomini che hanno rinunciato alla propria vita personale per dedicarla all’emigrazione. Lo conosco dagli anni ’90, da quando era un giovane dirigente molto aggressivo (nel senso buono), che affilava le sue prime lame in politica. Non si fermava mai e sempre diceva “presente”.
Sempre presente a tutte le riunioni di italiani, nelle associazioni, nei teatri, nei congressi, anche nei dibattiti accesi con altri dirigenti e si è conquistato, con la sua costanza, la simpatia di una grossa fetta della comunità che continua a credere in lui, nel MAIE e nei suoi parlamentari, Zin e Borghese.
Presidente Merlo, come va a Roma, in Parlamento?
“Dopo essermi seduto per la prima volta nel Parlamento Italiano, poche settimane dopo mi son reso conto che per l’emigrazione italiana si poteva fare ben poco come parlamentare di una Circoscrizione all’estero. Mi sono illuso, ho anche sofferto tanto, perché volevo fare molto, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
“Non mi sono arreso peró e ho cercato di fare il mio lavoro come indipendente, formando anche un nuovo movimento, il MAIE, partendo dalla filosofia dell’associazionismo, ma con la necessità di scegliere il cammino piú difficile, quello di fare numero e poter incidere nelle decisioni di un Parlamento. Il politico deve negoziare e lo si può fare solo con la forza dei numeri”.
É la prima volta che sentiamo dire da un eletto all’estero che si é sentito frustrato quando è entrato in Parlamento. C’é onestà in queste dichiarazioni, ma, come vedremo ora, c’é anche tanta convinzione.
“Oggi siamo 18 parlamentari esteri e 14 votano a favore di questo governo, io non potrei mai votare a favore di un governo che ha chiuso il Consolato d’Italia di Montevideo! Il MAIE appunto nasce con l’ambizione di diventare un Partito degli Italiani all’estero, inclusivo, oltre alla destra e alla sinistra. Un movimento che soltanto appoggia ciò che considera opportuno votare e soprattutto difende in parlamento gli interessi degli italiani che rappresenta, cioè, degli italiani all’estero. Ed é per questo che abbiamo aperto il ventaglio ed abbiamo iniziato a sensibilizzare connazionali di altre aree del mondo, gli Stati Uniti, l’Australia e anche l’Europa: per aumentare il numero di parlamentari del MAIE e poter avere un peso decisionale in Parlamento. E’ l’unica forma di incidere!”.
“Come dicevo prima, al principio, nell’aprile del 2006 una grande illusione e subito dopo una grande delusione, soprattutto quando ho visto eletti all’estero che votavano a favore dei tagli ai fondi di lingua e cultura italiana nel mondo, a favore di una tassa per la cittadinanza italiana, a favore delle chiusure di ambasciate, consolati e istituti di cultura in posti dove risiede una grande collettività. In sintesi, deluso con gli eletti per i partiti romani che in Italia diventano veri schiavi politici degli interessi di quei partiti e dimenticano gli italiani che li hanno votati. Ma vi posso dire con convinzione che, nella prossima legislatura, avremo parlamentari del il MAIE oltre che in Sudamerica anche in Nord e Centro America, in Europa e in Oceania. Solo così le cose cambieranno davvero e avremmo il peso politico necessario per negoziare col governo di turno le politiche a favore dei nostri connazionali nel mondo”.
Le nuove tendenze politiche mondiali affermano che la destra o la sinistra tendono a scomparire e, in alcuni casi, son già scomparse. Ci sono soltanto buoni o cattivi governi, anche se il “noi contro voi” in Italia è dilagato fortemente, con gli scontri fra i due blocchi FI-PD. In ogni caso i fenomeni attuali del Brexit, Trump, Macri o le controtendenze francesi o belghe, ci insegnano che la politica è già cambiata. Il MAIE è un po’ pioniere per avere un profilo di indipendenza anche ideologica, votando a “coscienza propria” e lo fa da quasi dieci anni, dalle elezioni post-Prodi.
“É lo spirito del MAIE – sottolinea Merlo -, un movimento culturale prima di tutto e poi politico, il cui fine è rafforzare le comunità italiane all’estero, difendere i diritti dei nostri cittadini e ottenere il meglio per loro! Se siamo pionieri in qualcosa sarà per questo! La nostra indipendenza è strutturale. Noi non siamo stati né con il governo Berlusconi, né con il governo Renzi, per la semplice ragione che non hanno fatto mai nulla per le nostre comunità. Avere una politica coerente per una risposta dei nostri Consolati in tilt, non è nè di destra, nè di sinistra; avere una politica per l’insegnamento della lingua italiana, non è di destra, né di sinistra. Ora abbiamo migliaia di connazionali in Venezuela assolutamente disperati e abbandonati dal governo Pd, ma andare incontro a loro, cercare di dare loro assistenza, non è nè di destra, nè di sinistra! E’ dovere di uno Stato, che deve aiutare e proteggere i suoi cittadini”.
Dopo aver occupato posti di potere nell’ambito della Comunità italiana più grande del mondo come quella argentina, Ricardo è approdato a Montecitorio. Dopo essere stato Presidente del COMITES è atterrato, con l’aiuto del Patriarca Luigi Pallaro, nel circolo del potere italiano ed in poco tempo ha confermato la sua capacità di fare, costruire ed avanzare. Nel 2006 ottenne la sua poltrona, poi nel 2008 riuscì a ripetere, ma nel 2013 il gran salto: il MAIE ha ottenuto 3 rappresentanti, 2 deputati ed un Senatore.
Cosa ne pensa di COMITES e CGIE?
“La politica la fanno le persone, Comites e CGIE sono fondamentali. Pensare che 14 dei 18 parlamentari eletti all’estero hanno votato per quattro anni i tagli della finanziaria per gli italiani nel mondo. Noi siamo venuti a Montevideo a protestare due anni fa, davanti al Consolato quando, per risparmiare due soldi, lo hanno chiuso. Ma non abbiamo visto altri parlamentari a protestare! Dove erano? Dove erano i membri Comites e CGIE che fanno parte del Pd Uruguay? Qui non c’è più un Consolato italiano dove ci sono più di 120.000 connazionali. Una vergogna! Noi invece lì con il Consigliere Aldo Lamorte eravamo a protestare e continuiamo a farlo. Uno degli obiettivi del MAIE per la prossima legislatura sarà RIAPRIRE IL CONSOLATO A MONTEVIDEO. E’ una necessità, lasciare le cose come stanno è una vergogna”.
Oggi in Italia c’è tira forte l’aria di antipolitica. Come in tutto il mondo, si parla tutti i giorni di corruzione e si vive in un paese con più di un milione di politici. Come commenta?
“Torniamo al concetto che ho detto prima: tutto dipende dalle persone, ce ne sono oneste e disoneste, corrotte o incorruttibili, ma parliamo di politica per l’emigrazione oggi: l’ultimo governo ci ha messo un dazio sulla cittadinanza di 300 euro, allo Stato sono arrivati 25 milioni di euro. Questi soldi sono andati alle casse statali. Soltanto dopo due anni di lotta, con altri parlamentari, siamo riusciti ad ottenere un 30% di quei 300 euro da destinare ai consolati, per rafforzare i servizi ai connazionali. Ma è comunque uno scherzo, ci prendono 300 euro per poi restituircene 90. Che dovremmo fare, applaudire?”.
“Oggi l’Italia, in un contesto di crisi europea, non alza la cresta, non riesce a decollare. Vedo un momento molto difficile e la classe politica europea che ha sbagliato molto. L’euro non dovrebbe essere una bandiera, è una valuta, cioè uno strumento. Alcuni lo presentano come un obiettivo fine a se stesso e lì comincia una discussione sbagliata. Dobbiamo analizzare la possibilità di creare una moneta nazionale parallela all’euro, questa sarebbe la nostra proposta, non eliminarlo, né lasciarlo solo. L’Italia ha bisogno di rafforzare il mercato interno, quindi più soldi in tasca agli italiani; questo vuole dire crescita, altrimenti siamo nella palude economica e sociale”.
“C’é stata troppa perdita di lavoro, di stipendi. Credo che l’Europa dovrebbe permettere un secondo euro, più debole. L’Italia non cresce, ma credo che gli italiani soffrirebbero di più se si uscisse dall’Euro. Un’uscita sarebbe catastrofic, come un’operazione chirurgica senza anestesia”.
Cosa ne pensa dell’invasione islamica in Europa?
“È un’altra situazione difficilissima, ma credo che l’Europa stia sbagliando politicamente da anni su questo fronte. Bisogna fare politiche con fermezza e coloro che rispettano le leggi possono essere assorbiti, gli altri no. Bisogna farlo in qualche momento, perchè se no sarà il disastro. Qui non si tratta di fare muri, come Trump, perché, prima o poi, i muri, come a Berlino, si rompono. Poi, credo che la miglior politica è quella di Papa Francesco, noi del MAIE seguiamo la sua linea anche perché siamo nati, come movimento, nelle associazioni di volontariato di ispirazione cattolica. Abbiamo una formazione di valori e principi e da qui non ci allontaniamo”.
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