Su Gente d’Italia, quotidiano delle Americhe diretto da Mimmo Porpiglia in Uruguay, si legge: “Anche quest’anno è partito ufficialmente l’italiano nelle scuole elementari pubbliche uruguaiane con una particolarità: solo un’ora e mezza di insegnamento a settimana divisa in due lezioni di 45 minuti. Un’ora e mezza a settimana può bastare per imparare la lingua di Dante? Certamente no, questo è sotto gli occhi di tutti. L’auspicio – per tutti gli amanti dell’italianità – è che si possa fare di più come accadeva in passato e magari coinvolgere altre istituzioni a partire dalle università”.
“La storia della lingua italiana in Uruguay – continua l’articolo – ha radici molto profonde che risalgono al secolo scorso. Bisogna ricordare che dal 1942 – sotto la presidenza di Alfredo Baldomir Ferrari (discendente italiano) – venne sancita l’obbligatorietà dell’insegnamento nelle scuole pubbliche. Oltre 60 anni dopo, nel 2006, il Governo uruguaiano cancellò questa misura. È questo il tasto dolente che la presidente del Casiu continua a ripetere e che non ha mai digerito: ‘Per tutti quelli della mia generazione che hanno avuto l’opportunità di studiare l’italiano nel liceo quella scelta fu un gravissimo errore. Non mi stancherò mai di dirlo’. Attualmente l’italiano viene insegnamento nelle scuole elementari grazie a un accordo tra l’Ambasciata italiana e il CEIP (Consejo de Eduación Inicial y Primaria) che va avanti dal 2003 e che viene rinnovato ogni anno”.