Ho un’amica che risiede nella città di Salto, in Uruguay. Si chiama Stephanie, ha 35 anni e di professione è avvocata. È cittadina italiana, le sue origini sono piemontesi e siciliane. Diventammo amici nel 2011 ed oggi è una delle persone più importanti per me. Nonostante la distanza, mi è sempre vicina, specie nei momenti difficili. Se gli amici si vedono nei momenti brutti, si può dire che Stephanie sia a tutti gli effetti una mia amica e le sarò sempre riconoscente di tutto. A Natale e nelle altre feste comandate, ci scambiamo regali.
Questa mia amica mi ha inviato la foto di questo articolo, la quale mostra le bandiere dell’Italia e dell’Uruguay issate sulla stessa asta. Le due bandiere sono state issate per la ricorrenza del 2 giugno, Festa della Repubblica d’Italia. Al di là del rapporto di amicizia che ho con la persona che mi ha inviato la foto, deve essere detto che tra Italia e Uruguay i rapporti storici e culturali sono in effetti inscindibili.
Fin da piccolo, in Sicilia, sentivo parlare dei “Miricani” (“Americani”), di coloro che lasciarono il paese natale per stabilirsi nelle Americhe, tanto in America del Nord (Canada e Stati Uniti d’America) quanto nell’America del Sud. La presenza italiana nel territorio uruguaiano è attestata fin dal XVI secolo, con l’arrivo degli Spagnoli in quella zona. Tuttavia, l’immigrazione italiana in Uruguay iniziò nel XIX secolo. Si trattava di gente proveniente dall’Italia settentrionale, come il Piemonte, la Lombardia, il Triveneto e l’Emilia-Romagna. In Uruguay visse ed operò per un certo periodo anche un certo Giuseppe Garibaldi. Successivamente, nel XX secolo, giunsero anche persone provenienti dall’Italia centro-meridionale, come il Lazio, l’Abruzzo, la Campania, la Basilicata, la Puglia e la Sicilia.
Anche San Pio da Pietrelcina ebbe a che fare con l’Uruguay. Nel 1920, un certo monsignor Damiani, un religioso di Salto, incontrò Padre Pio durante un viaggio in Italia e ne rimase colpito. Padre Pio gli disse: “Morirete nella vostra terra, non abbiate paura”. Il presule uruguaiano (ma di origini italiane) tornò in patria. Nel 1942, l’arcivescovo di Montevideo fu avvertito da un frate cappuccino che lo sollecitò a recarsi al capezzale del morente monsignor Damiani. Quando giunse sul posto, l’arcivescovo trovò il presule esanime. Accanto al letto, c’era un pezzo di carta con scritto: “Padre Pio è stato qui”.
Si stima che circa il 43% degli uruguayani abbia origini italiane più o meno remote. Gli italo-uruguaiani sono presenti in città come Montevideo, Paysandú e Salto. Dunque, tra Uruguay e Italia il legame è davvero fortissimo. La storia lo dimostra e non può essere smentita.